Una storia – Luciano Ligabue

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Tra pochi giorni uscirà il nuovo album di Luciano Ligabue, sono passati da un bel po’ i tempi in cui si aggiungeva nelle frasi di lancio “il Bruce Springsteen italiano” per promuoverlo. Ormai non è più necessario.

Dopo i trent’anni di carriera festeggiati con un “+2” di ritardo  – causa covid – con il concerto al Campo Volo di Reggio Emilia dello scorso anno, davanti a centocinquemila persone che si erano tenute strette il biglietto per i due anni pandemici, “Dedicato a noi” seguirà i concerti di questa estate 2023 contrassegnati dal consueto sold out e precederà il tour invernale nei palasport a cui si continuano ad aggiungere date.

 

Se il titolo del nuovo album vi fa sorgere la domanda “noi chi?” è ovvio che non fate parte della schiera dei fan del rocker emiliano e altrettanto ovviamente non avete ancora letto la sua autobiografia “Una storia” (ed. Mondadori, 2022).

Questo è un peccato perché al di là della sua attività di cantante, che potete apprezzare o meno a seconda dei vostri gusti,  è un fatto oggettivo che Luciano Ligabue sia bravissimo nel raccontare storie, non solo in veste di cantautore ma anche come scrittore, come provato dalle sue raccolte di racconti o dal fumetto “La neve se ne frega“.

Una storia” però è una sfida in più per il rocker perché qui racconta la sua storia personale, dall’infanzia fino ad oggi (prima di quest’ultimo album) e come sua abitudine lo fa in modo totalmente sincero e senza risparmiare nulla.

Le biografie o l’autobiografie in genere risultano essere o delle agiografie con un mero elenco di “ho fatto questo e quello” molto superficiali di cui se ne può quasi sempre fare a meno.

Questo libro invece dimostra una volta di più perché il rapporto con i suoi fans (attraverso il club del Bar Mario gestito da suo fratello Marco) è così stretto e pressoché unico. Liga non si risparmia mai e quando decide di raccontarsi lo fa fino in fondo senza nascondere nulla. La famiglia, le malattie, i lutti, le paure, le ragazzate, le superstizioni, i colleghi, gli impresari, le delusioni, i successi.

Quello che appare evidente è la sincerità di queste pagine che prima raccontano la formazione di Luciano Ligabue e poi spiegano le sue scelte artistiche, la genesi di alcune canzoni e album; altresì quindi si capisce come e perché i fan sono così attaccati ai suoi pezzi e alle sue strofe. “Ma come fate a sapere che sono così sincere?” Ovvio che non siamo onniscienti e non facendo parte di quella cerchia di persone citate nel libro non possiamo essere testimoni diretti. Ma, oltre ai riscontri che si possono comunque avere, qui si va sulla fiducia personale. Non esiste una scienza che ti dice perché Liga ha la nostra fiducia e altri no. 

Le motivazioni forse sono contenute nel monologo che Liga ha messo in bocca al suo alter ego Bruno su Radiofreccia mettendo le cose in chiaro una volta per tutte: “Le canzoni non ti tradiscono. Anche chi le fa può tradirti, ma le canzoni, le tue canzoni, quelle che per te hanno voluto dire qualcosa, le trovi sempre lì, quando tu vuoi trovarle. Intatte. Non importa se cambierà chi le ha cantate. Se volete sapere la mia delle canzoni, delle vostre canzoni vi potete fidare.”

Ecco, per molti di noi fan Luciano Ligabue e la sua arte rappresentano una confort zone, un posto dove ti puoi sentire tranquillo quasi come fossi a casa (un Heimat, il termine tedesco senza corrispondenza italiana) che ormai è andato oltre le sue canzoni e la musica, proprio perché ha messo in chiaro di non essere né un santo né un profeta.

Forse un giorno ci tradirà e ci deluderà anche lui come hanno fatto molti altri, può darsi.
Sinceramente però, dopo il regalo che ci ha fatto descrivendoci il suo viaggio onirico con G nell’ultimo capitolo del libro, lo riteniamo oggi ancor più improbabile.

Alessandro Chiometti

 

4 Settembre 2023   |   articoli, recensioni   |   Tags: , , , ,