Su Ernesto Galli della Loggia…

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…  e il suo articolo sul "Corriere della Sera".

Antonio Cavicchia Scalamonti su Notizie Radicali del 24/3/2010

La Chiesa cattolica vanta un miliardo di adepti (o giù di lì) in tutto
il mondo. Il che vuol dire che 1 su 7 abitanti di questa terra sono
cattolici. In Italia le statistiche più recenti parlano di oltre un 70%
di coloro che si professano credenti, di un certo numero di
appartenenti ad altra fede e di una minoranza di atei o agnostici.

Nonostante il fenomeno indubbiamente presente della secolarizzazione,
nelle scuole si insegna la religione cattolica, il papa ci ammonisce
quotidianamente dagli schermi televisivi davanti a piazze sempre
gremite, tutti i politici compresi quelli di sinistra (ricordo ancora
l'appassionato bacio di Bassolino alla teca con il sangue di san
Gennaro), mostrano grande rispetto per i cattolici e i loro valori, e
anche i radicali distinguono accuratamente la religione da chi
l'amministra. Quando qualcuno non è credente (vedi D'Alema) si
rammarica di non esserlo, come se l'essere religioso fosse una qualità
morale da invidiare e assolutamente da esibire.


Nonostante ciò la Chiesa si sente sotto assedio. A distanza di pochi giorni, e nello stesso quotidiano,  sono apparsi due articoli, uno di Marcello Pera che prendeva le difese di papa Ratzinger – a suo giudizio – ferocemente e ingiustamente attaccato per aver nascosto lo scandalo dei preti pedofili, e l'altro di Galli della Loggia che ritornava sull'argomento della religione ma con un approccio meno personalizzato e più ampio.

In questo articolo lo storico infatti stigmatizza una cultura assai diffusa e piena di acredine che ha lo scopo di liquidare tutta la tradizione religiosa. Questa aggressione è vissuta dallo studioso non solo con stupore e rammarico, ma anche con esplicito sconforto, in quanto – a suo giudizio – è dalla grande tradizione giudaico-cristiana che sono maturate le grandi conquiste nel mondo moderno. E cioè tutto quel buono nel vivere civile che noi occidentali abbiamo prodotto. Galli della Loggia mostra così di condividere appieno la tesi delle radici religiose della grande tradizione valoriale non solo italiana ma anche europea.

Purtroppo secondo lui, questo nefasto orientamento culturale si basa sulla perdita di memoria degli italiani che in questo modo, dimenticando quanto d'importante quella tradizione ci ha tramandato, mettono in crisi la loro autentica identità collettiva. Ma quali siano questi valori né Pera né Galli della Loggia ce lo dicono. Forse perché a loro risultano evidenti.

Ebbene se – con un piccolo sforzo – cerchiamo di far emergere quei valori che ci rendono nonostante tutto orgogliosi d'appartenere a questa cultura, a stento riusciamo a individuare la loro filiazione dalla religione. Non certamente la Democrazia, visto che laddove la Chiesa e la religione hanno effettivamente dominato materialmente e ideologicamente, il modello societario era rigidamente stratificato e questa gerarchizzazione era l'esatta riproduzione terrena di una analoga e rigida stratificazione del mondo ultraterreno. Non certamente l'Emancipazione femminile, dato che per secoli e tuttora le donne non sono nemmeno considerate degne di amministrare i sacramenti. Mogli e madri e basta! Non certamente la Libertà di pensiero, faticosamente e a prezzo di "lacrime e sangue" conquistata proprio combattendo la religione e il loro fanatismo. Non certamente la Tolleranza (forse il più grande dei nostri valori), in quanto come la storia dimostra se vi sono religioni intolleranti sono quelle monoteiste da sempre caratterizzate per la loro implacabile e sanguinosa intolleranza. D'altronde la tolleranza nasce dal dubbio e il dubbio non alligna in coloro che dogmaticamente "possiedono la verità rivelata". Non certamente l'Umanitarismo, che nasce nel XVIII secolo ad opera di qualche illuminista e non di qualche teologo, e che metterà finalmente fine ai supplizi corporali.

Che altro? Tralascio la Scienza e il suo rigoroso amore per la Verità perché nessuno si è sognato di metterla  in relazione con la religione. Come giustamente scrive Paul Veyne, non è il cristianesimo che è la radice dell'Europa ma l'Europa attuale che ispira il cristianesimo o alcune delle sue versioni.

Siamo naturalmente d'accordo con Galli della Loggia per la perdita della memoria. Purtroppo quello è un problema mondiale e non solo italiano. E forse per quanto ci riguarda se vogliamo ravvivare la nostra memoria sarà bene ricordare o far ricordare una tradizione profondamente diversa. Quella illuministica o liberale che – chissà per colpa di chi – poco ha allignato nel nostro paese. Più che a san Agostino e Tommaso sarebbe bene ispirarci a Spinoza e a Kant e ai loro epigoni e considerarli (loro sì) le nostre autentiche radici.

26 Marzo 2010   |   articoli   |   Tags: