I grandi scoop di Repubblica: è Halloween il problema, non le guerre.

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L’anno scorso il cantautore Marco Tesoriero coinvolto nel reading a tema Horror mi propose di inserire questa canzone di Gian Maria Testa che non conoscevo. (mea culpa)
Con il pezzo fu un feeling immediato e lo trovo altamente appropriato per far capire cosa sia l’horror o le storie gotiche e perché è non importante bensì essenziale continuare a conoscerne di nuovo e a narrarle soprattutto quando si è adulti.
Lasciando perdere il pessimo gusto o l’infantilismo superficiale di chi vede l’horror solo come splatter e jumpscares attendendo lo splatter in una serie di Mike Flanagan mentre gli attori dialogano o monologano di teologia, la cosa grave di questi giorni non è il solito anatema cattolico contro Halloween (dura avere competitor validi, nevvero cari adoratori di martiri decollati, crocifissi, smembrati, acciecati, arsi vivi, trucidati da frecce e lance?) ma quanto che un quotidiano come Repubblica (nonostante  da molto tempo non sia più quello che conoscevamo) insulti la sua storia dando spazio all’ignoranza di pseudo-giornalisti come Stefano Massini che per tre giorni consecutivi pone ai suoi lettori l’ardua questione: che senso ha  durante una guerra sia il caso di dare spazio alla festa dell’orrore e della sofferenza? (Verrebbe da chiedergli che senso ha preparare i festeggiamenti dell’ebreo più famoso del mondo quando in Palestina ogni giorno scorrono ettolitri di sangue. Ma che senso ha fare domande a chi non sa neanche le origini di Ognissanti?)
Da qui a dire che gli orrori delle uccisioni di Hamas (quelle che invece il Mossad fa a Gaza e in Cisgiordania com’è noto non esistono o sono fatte da guerriglieri di Hamas travestiti da israeliani), sono dovute alla coltura del demoniaca del sangue e dell’odio che passa attraverso la festa pagana di Halloween il passo sarà brevissimo; può essere che già domani stesso, per omaggiare i suoi Santi, il Massini lancerà la nuova caccia alle streghe non troppo diversa da quella che altri sedicenti giornalisti  lanciarono qualche anno fa contro Dimitri e i suoi “bambini di Satana” a Bologna. (A proposito, prima che si coprano troppo di ridicolo informate la redazione di Repubblica.it  che Giosuè Carducci è già morto, hai visto mai…).
Caro Massini e cara Repubblica (mi verrebbe da dire “cari repubblichini” ma  per noi amanti dell’horror vige la regola del “no spoiler”) c’è un dramma molto più grave nel nostro paese che è dovuto totalmente a voi e quelli come voi. Usando un francesismo ve lo riassumo dicendovi che avete fatto cadere le p[censura]e a chiunque abbia un briciolo di intelligenza e che non ne possiamo più di stare combattere, non solo contro la disinformazione di Libero e Il Giornale, e la Padania e Il Tempo il che ci può anche a stare, ma anche contro la stampa sedicente progressista!
Se viene meno il supporto di quelli che millantavano di stare dalla parte della tolleranza, del progresso, contro l’integralismo e i dogmi di religioni finte buoniste allora stop.
Prendiamone atto, in questo paese non c’è possibilità di avere un informazione laica e critica con spazio per il libero pensiero, ma solo per chi amplifica le pappette pronte dei governi, quali essi siano, e chiese varie magari travestite da partiti.
Se non siete completamente in malafede, provateci. Lettura o ascolto e comprensione del testo. Sennò lasciate perdere, siete già abbastanza tristi così.
Alessandro Chiometti
—–
Sono una tela di ragno sospesa
Sono l’acqua che stagna marcita
Sono la crosta di sangue che piaga una vecchia ferita.
Sono una mosca che sporca il bicchiere
Sono la brace che brucia il cuscino
Sono una sveglia che suona sbagliata di primo mattino.
E sono un cane che abbaia di notte
Sono vernice che macchia il vestito
Sono un treno arrivato in ritardo che tutto è finito.
E sono rogna, patema, imbarazzo
Sono un grumo di sale nei denti
Sono la chiave lasciata in ufficio che ha chiuso i battenti.
Sono corrente che manca d’inverno
Sono ruota finita in un fosso
Sono quello che tende la mano…al semaforo rosso.
Sono tempesta sul grano maturo
Sono singhiozzo che viene e non passa
Sono l’anello prezioso perduto nell’acqua più bassa.
Sono un martello sul dito e sul muro
Sono una lettera che non arriva
Sono l’inutile cosa buttata che adesso serviva.
Sono la coda nel posto sbagliato,
gatto nero sull’itinerario
coincidenza perduta, partita da un altro binario.
Sono la mano sudata che stringe
Sono zucchero al posto del sale
Sono l’amante tenuta segreta che chiama a Natale.
E sono sabbia che punge nel letto,
scarafaggio che ti sale addosso
Sono quello che tende la mano…al semaforo rosso.
Sono polvere nell’ingranaggio
Sono il rovescio che non ha medaglia
Sono l’ago trovato col piede in un mucchio di paglia.
Sono biglietto vincente perduto
Rubinetto che cola una goccia
Sono saliva sputata che arriva e offende la faccia.
Sono la porta che batte sul naso
Sono rifiuto da chi non t’aspetti
Sono vergogna privata finita alla gogna di tutti.
Sono la mano sinistra del caso
Sono silenzio che gela un saluto
Sono soccorso che arriva correndo, ma a tempo scaduto.
Sono la beffa che intossica il danno
Sono la cosa che voglio e non posso
Sono quello che tende la mano…al semaforo rosso.

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