Re Giorgio scioglie le camere e impedisce i referendum, ma nessuno lo dice

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Mentre il popolo italiota correva a comprare panettoni e regali, magari al discount perché la crisi ha comunque lasciato il segno, Re Giorgio Napolitano ha pensato bene di annullare oltre un milione di firme raccolte per la campagna referendaria contro la politica di riforma del lavoro voluta dal suo fido Monti per ottemperare ai dettami della Goldman Sachs.

Di questo non sentirete parlare molto sui mass media nazionali, perché le riforme come sappiamo sono tripartisan (cioè appoggiate unitamente da Pd , Udc e Pdl) quindi delle forze politiche che contano nessuno si lamenterà, anzi. Sarà tutto un elogio del grande Re Giorgio che con la sua azione pro Monti ha impedito (dicono) la deriva greca dell’Italia.

In realtà lo scontento a questa politica liberista nel paese è forte, lo testimoniavano, per l’appunto, quasi un milione di firme raccolte su quesiti che proponevano un referendum per ristabilire l’art. 18 e l’art. 8 dello Statuto dei Lavoratori e l’abolizione della riforma Fornero delle pensioni. In particolare quelle riguardanti l’art. 18 avevano già superato la quota delle cinquecentomila necessarie affinché il referendum venisse promulgato; risultato raggiunto nonostante l’agghiacciante silenzio mediatico televisivo e cartaceo.

Re Giorgio avrebbe potuto salvaguardare questo risultato semplicemente sciogliendo le camere nei primi giorni di Gennaio 2013 e non il 22 Dicembre scorso come ha fatto, ma perché mai avrebbe dovuto salvaguardare la volontà espressa da centinaia di migliaia di cittadini contro l’operato del suo pupillo Mario Monti? Forse perché un Presidente della Repubblica dovrebbe essere superpartes e garantire anche coloro che la pensano in modo diverso dall’euroliberismo dominante? Suvvia… chi crede più alle favole?

La realtà è che la nostra democrazia è sempre stata formale e non sostanziale e questo non è il giudizio di anarcoinsurrezionisti-terroristi-comunisti come sono ormai definiti chiunque osi criticare da sinistra l’operato dei “responsabili” del governo ABC (Alfano-Bersani-Casini), ma una semplice constatazione dei fatti.

Re Giorgio ha incredibilmente nominato senatore a vita Mario Monti (per inciso: uno dei più giovani della storia, appena sessantotto anni contro una media di oltre settantasette dei precedenti) una settimana prima che gli conferisse l’incarico di formare un nuovo governo in seguito alla rovinosa caduta di Berlusconi. Per quale motivo l’abbia fatto (oltre ai meriti scientifici e sociali della motivazione ufficiale ovviamente) resta ancora da chiarire, forse assegnare a un tecnico completamente esterno al parlamento il compito di fare macelleria sociale era troppo per i precedenti comunisti di Re Giorgio, quindi ha pensato in tal modo di “legittimare” e “dare autorevolezza” a una figura estranea a quel concetto basilare della democrazia rappresentativa che si chiama elezione popolare.

Nel corso di quest’anno Re Giorgio è intervenuto più volte fuori dalle consuetudini e dai doveri conferiti al suo ruolo, invitando persino a votare per forze che appoggiassero l’operato di Mario Monti e arrivando incredibilmente ad affermare di “non aver sentito nessun boom” quando il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo aveva ampiamente superato le due cifre percentuali alle elezioni amministrative e conquistato una città importante come Parma.

Infine questo suo ultimo atto per chiudere in “bellezza” il suo mandato negando la possibilità al popolo italiano di esprimersi democraticamente sull’operato di Mario Monti & co.

C’è da meravigliarsi quindi che qualcuno lanci l’allarme democrazia nel nostro paese?

Lo fanno i radicali che denunciano al Consiglio d’Europa e all’Ocse diverse irregolarità che mettono in discussione la legittimità delle elezioni politica che si dovranno tenere a Febbraio 2013.

Lo farà senz’altro la sinistra radicale (che sembra riuscire a costituirsi in un fronte unico dietro il progetto “cambiare si può”) che si è data da fare per raccogliere le centinaia di migliaia di firme e se le vede annullare da una sola, quella di Re Giorgio.

Lo faranno nel consueto silenzio mediatico della disinformazione italiana che è la prima a gridare, da sinistra, allo scandalo per le escort di Berlusconi o, da destra, per i giudici politicizzati, ma che mai fa sentire la sua voce quando vengono calpestati i principi democratici, le regole costituzionali e, ultimo ma non ultimo, quel caro vecchio senso pragmatico che impediva ai sovrani appena appena illuminati di tirare troppo la corda.

Alessandro Chiometti

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