Quando la religione è un inferno

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* Francesco Pullia su Notizie Radicali

Pensavate di farla franca, eh, vecchi sporcaccioni? State attenti, papa Ratzinger vi scruta da lontano, vi guarda dall'alto del suo palazzo e sa già dove tutti sarete condannati a finire.

Prima ha lanciato un monito contro l'apostasia e i governanti europei che non hanno ritenuto opportuno inserire il preambolo sulle famigerate radici cristiane, adesso alza il tiro e ci mette bene in guardia: signori, 'inferno esiste, è una realtà, con tanto di esseri muniti di corna e code, svolazzanti, intrisi di zolfo. Speriamo almeno che non tutti siano come Barbariccia che "del cul avea fatto trombetta".


Il finissimo teologo Ratzinger va al contrattacco. E che eleganza di pensiero, che profondità, che originalità!

La dannazione eterna spetterà a "quanti muoiono per libera scelta in peccato mortale", ha affermato il pontefice aggiungendo che "la pena principale dell'inferno sta nella separazione eterna da Dio".

E intanto gli studiosi del Cern, Centro europeo di ricerche nucleari, stanno quasi per catturare il bosone di Higgs, chiamato anche "particella di Dio".

Viviamo davvero tempi strani, molto strani. Contrariamente a chi pensava che saremmo entrati nella cosiddetta "Età dell'acquario", retta da consapevolezza e amore universale, siamo invece sprofondati in un'epoca di oscurantismo, più vicina al medioevo e ai roghi dell'inquisizione che al rinascimento, in cui incalzano le forze monoteiste e fondamentaliste più retrive.

La libera scelta religiosa viene bollata e condannata come apostata. La religione è sempre di più brandita come un'arma, come strumento di potere totalmente estraneo alla spiritualità.

Vescovi, imam, rabbini, si ritrovano concordi e uniti nella condanna del libero pensiero, nel ripristinare censure e ogni sorta di limitazione, con il chiaro obiettivo di combattere l'individualismo, il liberalismo, il relativismo.

E così da un lato si avallano e perorano cambiamenti di costumi, si giustificano, nell'insulso, omertoso, silenzio delle femministe "progressiste" di una volta, punizioni corporali nei confronti delle donne, veli, burqa, dall'altro si ostentano svolte anticonciliari, sconfessando nei fatti il magistero di Giovanni XXIII, si esaltano le autoflagellazioni, i cilici sadomasochisti, le messe in latino proprio quando, purtroppo, il latino è una lingua dimenticata.

Manca poco per sorbirci l'esaltazione degli autodafè. Si evocano i misteri di Fatima, si agitano spettri e paure per terrorizzare credenti e non. Si minaccia l'inferno, si diffondono pervicacemente terrore e ignoranza. Il tutto ovviamente utilizzando impropriamente il nome di Dio. Anzi, bestemmiandolo. Per non parlare delle reazioni, di cui in questo caso non ci interessa affatto la fondatezza, nei confronti del libro di Ariel Toaff.

Ministri, capi di governo, politici sono sempre pronti a genuflettersi, a recitare il loro "mea culpa" dinanzi alle pretese dei vertici delle religioni monoteiste, a rassicurarli. Raro se non impossibile trovare qualcuno che difenda il laico, cioè intrinsecamente religioso, esercizio di libertà, la basilare differenziazione tra ambito statale e sfera confessionale, e respinga con fermezza ogni tentativo di indebita interferenza, di manifesta coercizione, addirittura di palese invito a infrangere le leggi dello stato.

Amato, Prodi… Abbiamo ascoltato le loro dichiarazioni, il loro rincrescimento per il mancato riconoscimento delle presunte "radici cristiane" europee. Per non parlare, poi, dell'ingiusta e vergognosa identificazione in massa degli immigrati con gli islamici, come se non esistessero altre espressioni religiose, come se non meritassero paritario rispetto indu, sikh, budhhisti, jainisti che ci sono, e pure in aumento, nel nostro paese.

Lo abbiamo affermato altre volte e non ci stancheremo di ribadirlo: bisogna reagire, contrapporre alla farneticante intolleranza la forza di una spiritualità che sia innanzitutto intima persuasione, serena accettazione, non violenta assimilazione, dell'altro e, soprattutto, che possa ridestare un verbo di profezia e liberazione per tutti gli esseri senzienti, senza il terrorismo di minacce o abissali presagi di fuoco. E' possibile, doveroso, impegnativo. L'amore non si regge sull'impostura di un indice puntato ma sull'apertura di cuore e di mente.

27 Marzo 2007   |   articoli   |   Tags: