Opus Dei segreta

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Tante volte abbiamo sentito parlare del pericolo “sette” che incombe sui nostri ragazzi, minacciati dall’essere plagiati e inglobati da organizzazioni che annullano la volontà e li rendono succubi dei vari santoni. Un pericolo reale, in cui gli adolescenti a volte cadono segnando in modo pesante la loro vita futura.

Purtroppo esistono anche delle organizzazioni religiose che hanno tutte le caratteristiche di una “setta” però sono protette dal fatto di essere inglobate in sovrastrutture più grandi che le proteggono dall’attenzione dei media.

Secondo varie inchieste, fatte in diverse parti del mondo, la famigerata organizzazione cattolica “Opus Dei” fondata dal beato Escrivà de Balaguer e sviluppatasi nella Spagna franchista, rientra per molti aspetti nella definizione “setta religiosa”. Questo è un fatto oltremodo preoccupante perché stiamo parlando dell’organizzazione che al momento, a quanto è dato sapere è quella che tiene in mano larghe fette di potere nel Vaticano.

Di certo l’inchiesta pubblicata nel libro “Opus Dei segreta” di Ferruccio Pinotti (ed. Rizzoli 2006) è un punto di riferimento per capire di cosa stiamo parlando.

Per la prima volta parlano in questo libro testimoni italiani che raccontano della loro faticosa fuoriuscita dalla organizzazione, ma Emanuela Provera e Amina Pezzali, donne che hanno pagato duramente le loro scelte avventate di gioventù ed hanno accettato di collaborare alla realizzazione di questo libro, non sono le uniche testimonianze raccolte. Ferruccio Pinotti, bravo giornalista de “L’Arena” di Verona, de “L’espresso”, del “Corriere della Sera” e collaboratore con la CNN, ha girato tutto il mondo collaborando con diverse organizzazioni nate per aiutare gli ex-numerari dell’Opus Dei e raccogliendo almeno una ventina di testimonianze che aiutano a capire che cosa è “l’Opera”.

È inutile nascondere che l’aspetto che colpisce di più di queste vicende è quello portato alla luce dal celeberrimo “Codice da Vinci”, ovvero che ci sono persone che credono che stringersi una cintura con aculei d’acciaio intorno alla coscia per due ore al giorno (ovviamente parlo del cilicio) o autoflagellarsi selvaggiamente una volta a settimana con “la disciplina” (una frusta in cuoio) significhi in qualche modo avvicinarsi a Gesù Cristo. Per tacere dell’obbligo per le numerarie (non per i numerari) di dormire su tavole di legno.

Ma questo è solo uno dei mezzi usati dall’Opera per annullare la volontà dell’individuo e introdurli in una realtà dove la libertà personale non esiste; del resto anche leggendo le testimonianze delle stesse numerarie, non è stato questo per loro l’aspetto peggiore della loro vita nell’Opus Dei.

I numerari dell’Opera non possono più disporre di nessun aspetto della loro vita, non hanno a disposizione soldi (il loro stipendio, quando esiste, viene interamente versato all’Opera), non possono prendere decisioni autonome riguardanti la loro vita, il loro lavoro, la loro carriera. Devono essere pronti ad essere trasferiti in qualunque momento da una “casa” dell’Opus Dei a un altra a seconda delle esigenze dell’Opera.

Non possono leggere un libro non consentito (a differenza del Vaticano l’Opus Dei ha ancora un proprio indice di libri proibiti), non possono andare al cinema, non possono mantenere i contatti con le famiglie di origine senza chiedere il permesso ai “direttori” delle residenze dove vivono.

Le numerarie e i numerari vengono avvicinati dall’Opera giovanissimi, intorno ai quattordici anni se non prima, con la scusa di partecipare a iniziative culturali, sportive e religiose poi vengono gradualmente inglobati facendogli perdere ogni contatto con il “mondo esterno”, spesso vengono affiancati da ragazzi più grandi che diventano dei veri e propri mentori per l’adolescente. Si ritrovano spesso a “fischiare” (ovvero chiedere l’ammissione all’Opus Dei) quando non hanno ancora compiuto la maggiore età.

Una volta fischiato, i numerari vengono totalmente guidati dall’Opus Dei in quella che sarà la nuova vita, spesso contro lo stesso volere delle famiglie. Da segnalare la testimonianza di Amina Pezzali che riporta come la scuola da frequentare fu scelta per lei dalla numeraria adulta Paola Binetti (proprio la famigerata esponente teo-dem del Partito Democratico) che con un abile opera di convincimento riuscì a far cambiare un indirizzo già scelto di comune accordo con la famiglia.

Un contrasto quello con le famiglie di origine che arriva anche all’assurdità che sembra inverosimile (e che invece è puntualmente documentata) di famiglie denunciate per rapimento dei loro figli (per averli aiutati quando questi volevano abbandonare l’Opera).

L’impegno principale richiesto dall’Opera ai suoi numerari o aspiranti tali è quello di fare proselitismo. Ci sono dei veri e propri target da raggiungere in termini di proseliti trovati, esattamente come in un’azienda multilevel network marketing.

Ed è proprio questo l’impegno che a detta di tante testimonianze pesa di più a chi, per sue caratteristiche, non è portato a parlare e a “convincere” la gente.

Da segnalare poi la differenza enorme di trattamento che emerge all’interno dell’Opera fra uomini e donne, quest’ultime infatti quasi mai possono far carriera all’interno del loro lavoro (lavoro spesso trovato dall’Opus Dei stessa), e quasi mai possono auspicare a qualcosa di più che a un semplice posto da segretaria. Ma la figura più emblematica è quella delle ausiliarie (tutte donne) che svolgono i lavori umili di pulizia e cucina all’interno delle residenze dell’Opera. Queste si ritrovano a lavorare per anni senza uno stipendio e senza un minimo di contributi versati (salvo nei paesi dove questo è impossibile per legge), con il risultato che ad un certo punto la dipendenza dall’Opera non è solo di carattere psicologico ma anche di carattere economico.

Tutto questo è solo una parte degli aspetti terrificanti che emergono dall’inchiesta di Ferruccio Pinotti, assolutamente da leggere per sapere di cosa si sta parlando quando si nomina l’Opus Dei e cosa rischiano i nostri figli che si avvicinano ad essa.

L’inchiesta si chiude con una nota di buon auspicio, il giornalista riporta che una delle prime azioni di Ratzinger dopo la sua elezione a pontefice è stata quella di revocare l’incarico di direttore della sala stampa vaticana a Joaquìn Navarro Valls, membro dell’Opus Dei, possibile segno della volontà del nuovo pontefice di ridimensionare il ruolo assunto dall’organizzazione all’interno della Chiesa Cattolica grazie a Woitla. Personalmente, ritengo che in questo caso il Pinotti pecchi di ottimismo.

 

J. Mnemonic

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