Nuove difficoltà nel dialogo tra laici e cattolici

Pubblicato da

Nuove difficoltà nel dialogo tra laici e cattolici

In occasione della bocciatura di Rocco Buttiglione da parte del
parlamento europeo, il cardinale Renato Martino, presidente del
Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace, ha esternato alcune
riflessioni molto pericolose per il mantenimento di un seppur flebile
dialogo tra i credenti e i non credenti. A fondamento della convivenza
civile, gli stati moderni hanno sancito nelle loro costituzioni il
principio della separazione tra religione e stato, ovvero tra
imperativi etici delle coscienze individuali e leggi che governano la
vita dei cittadini, mantenendo la fondamentale distinzione tra peccato
e reato (es. non finire in galera se si fa l'amore con una donna già
sposata). Il principio costituzionale non nasce da filosofie
metafisiche o generosi atti di concessione di sovrani illuminati ma
dalla constatazione storica che laddove la religione interferiva nelle
cose dello Stato non solo venivano soffocate essenziali libertà
individuali e collettive ma, inevitabilmente, scoppiavano rivolte e
rivoluzioni sanguinose e successive ritorsioni e vendette e rancori
secolari come è accaduto per esempio nell'Europa del 1600.  Che
cosa c'entra questa riflessione con il cardinale Martino e quanto da
lui esternato? La risposta è da ricercare nella incapacità delle
gerarchie vaticane di rinunciare  al primato della Chiesa anche
negli affari politici, non accontentandosi di svolgere il solo uffizio
pastorale, e di non riuscire proprio ad accettare che non si può
obbligare per legge a non abortire, a non divorziare, a non cercare di
mettere al mondo un figlio sano, insomma fare distinzione tra peccato e
reato. E'  dalla constatazione che l'Europa moderna ricusa e
rifiuta le ingerenze  vaticane nel governo delle nazioni e dei
popoli che scaturisce la rabbiosa e livida reazione sgangherata e
sproporzionata di alti prelati ecclesiastici come il cardinale Martino,
che cogliendo l'occasione della mortificazione di Buttiglione ha
parlato di potenti lobby culturali, economiche e politiche che
danno  vita ad una nuova inquisizione laicista che vuole rendere
irrilevante la voce del papa ed emarginare il cristianesimo. Sono
parole che francamente non si riescono a comprendere, anche perché se
c'è una struttura di potere economico che ordisce trame politiche,
quello è proprio il Vaticano, con i miliardi di euro che gestisce e
l'enorme numero di persone che muove in tutto il mondo. Eppoi, come si
fa  a parlare di isolamento del papa, dato che non c'è
telegiornale od organo di stampa che non dia quotidiana notizia sul
pontefice e su quanto accade in Vaticano. E chi emarginerebbe il
cristianesimo? Negli ultimi anni abbiamo fatto indigestione mediatica
di notizie riguardanti la Chiesa a la Cattolicità: tralasciando gli
sceneggiati televisivi su santi e papi che si sono succeduti senza
tregua su ogni emittente e l'onnipresenza di sacerdoti e religiosi in
trasmissioni culturali e persino di intrattenimento, non c'è
organo  di stampa, almeno in Italia, che non ospiti
opinionisti  cattolici, non c'è storico che non si confronti con
il cristianesimo e sociologo o antropologo che ometta riferimenti alla
cultura cattolica sui suoi libri, le riviste e i giornali. Il cardinale
Martino  ha anche parlato di pregiudizio verso tutto ciò che è
cristiano e di sistematico utilizzo di metodi che zittiscono la voce
dei cattolici, dall'intimidazione al disprezzo pubblico, alla
discriminazione riferendosi alla critica espressa da molti parlamentari
europei alle idee dell'on. Buttiglione sugli omosessuali e le donne.
Questa accusa ribalta sfacciatamente ciò che accade nella realtà e ci
obbliga a giudicare Martino o un ingenuo gonzo oppure un furbesco
imbonitore. Conosce il monsignore la Storia? Chi ha inventato l'indice
dei libri proibiti? Chi ha obbligato Galileo a ricusare? Chi ha
bruciato vivo Giordano Bruno? Chi ha terrorizzato per secoli gli
spiriti liberi e i pensatori critici estromettendoli da incarichi e
funzioni come è accaduto ancora pochi anni fa al filosofo E. Severino
buttato fuori dalle università?  Chi tuona ancora contro la
sessualità consapevole e l'emancipazione delle donne? Chi continua a
trattare gli omosessuali come fossero strani esseri privi di diritti?
Come si fa ad accusare la laicità  di "escludere la cristianità"
dalla cultura e dalla politica se esse ne sono pervase? Il cardinale
Martino deve senz'altro sapere qualcosa sulla Compagnia delle Opere,
l'associazione cattolica che aggrega 30.000 aziende e 500.000 soci che
fatturano 74 mila milioni di euro e pagano quote di iscrizione di 13,5
milioni di euro l'anno. Questa lobby affaristica  cattolica che
influenza i consigli di amministrazione delle banche ed è potente come
un sindacato ha fatto eleggere numerosi parlamentari, tanto che oggi
può vantare l'alleanza di 242 tra deputati e senatori, in ogni partito.
E' una sorta di stato nello Stato, un insieme di persone che influenza
i destini del paese in senso cattolico, come ben dimostrano le ultime
leggi emanate dal parlamento, tra le quali quella sulla fecondazione
assistita.  Non viene a Mons. Martino il dubbio che almeno
l'Europa, dato che i laici italiani sembrano distratti da altro, provi
repulsione per una cattolicità  italiana e vaticana tanto
retrograda nella morale quanto affamata di potere bancario e interessi
finanziari (quanti sanno che solo il 19,8% del gettito otto per mille
va davvero per interventi caritativi)? Veniamo, infine al presunto
oscurantismo dell'illuminismo post-moderno e al soggettivismo
individualista che fa trasformare i diritti  in arbitrio. Che cosa
intendeva dire Mons. Martino? Semplicemente questo: "tu, uomo o donna,
tu non devi neanche permetterti di pensare che cosa è bene e male, che
cosa è giusto o sbagliato, né devi attribuirti diritti per decidere tu
del tuo comportamento e del tuo destino". Poiché sono state le idee
Illuministe a conferire importanza all'individuo attribuendogli il
diritto di cittadino, di persona, stravolgendo la concezione arcaica
cristiana che la vita terrena fosse solo un passaggio di sofferenza
preparatorio alla vita successiva, ogni atto di denigrazione contro
l'illuminismo rivela la vera natura regressiva di siffatte accuse. Ma
noi assicuriamo Mons.  Martino che nonostante le sue esternazioni,
noi laici non siamo arrabbiati con lui, perché capiamo la fonte della
sua collera: una mente ancorata ad un passato destinato a scomparire,
sopravanzato da un mondo che annuncia il tramonto delle religioni
tradizionali. Noi laici siamo sereni, perché sappiamo che libertà,
autodeterminazione e tolleranza riusciranno prima o poi  a
governare questo pianeta, nonostante che ideologie e religioni della
prevaricazione tentino di opporsi con ogni mezzo, incluso  il
vittimismo e la menzogna.

14 Marzo 2005   |   articoli   |   Tags: