L’inutilità di una sinistra che non sa leggere il contemporaneo

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Se c’è una cosa che caratterizza i partiti e quasi tutte le aggregazioni di sinistra (con questo termine intendiamo “a sinistra del Pd”) negli ultimi 15 anni, ovvero dal tradimento degli accordi presi con il Social Forum di Firenze nel 2002, è l’assoluta incapacità di leggere il contemporaneo. Ovvero quello che succede “qui e ora”.

Emblematico in tal senso il comportamento del settimanale “Left” che da tempo si autoproclama “l’unico giornale di sinistra” (sic).

Dopo il recente attacco a testa bassa contro la Cei (pensate un po’ di chi non ci tocca parlar male) che chiedeva soltanto di riprendere le messe (e pur essendo noi dei cattivi anticlericali non riusciamo a capire che differenza passi, a parità di misure di sicurezza,  fra consentire a trenta persone di fare spesa nel supermercato o starsene seduti ad ascoltare la predica) il giornale pubblica un articolo che fin dal titolo e insulta e vorrebbe ridicolizzare chi vuole “riaprire” il paese. In stile Travaglio (contaminato con Ratzinger per l’uso di suffissi a caso) titolano “ La carica dei riapriristi, in nome dei padroni” (sic).

L’attacco alla Cei rivelava quantomeno una miopia tattica, visto che si poteva sfruttare quell’occasione  per aprire un confronto sul rispetto dei diritti costituzionali (di cui la libertà di culto fa parte) anche durante le emergenze sanitarie (che non sono guerre) e inserire la ripresa delle messe cattoliche in un contesto più ampio in cui parlare anche di teatro e spettacoli (sia al chiuso che all’aperto in prospettiva) dando così speranza a un settore completamente ignorato dal governo Conte. Alla fine sicuramente la Cei avrà quel che chiede (vedi notizie recenti), spettacolo, cultura e musicisti  no.  Ma del resto questi sono sempre stati i risultati delle tattiche politiche di chi pensa di essere l’unica sinistra possibile, non ci meravigliamo.

Questo nuovo pezzo invece mette in chiaro due cose: la prima che “l’unico giornale di sinistra” è rimasto fermo a quando gli operai erano l’unica forma di proletariato esistente (tra l’altro non lo sono mai stata, transeat); la seconda che si conferma per l’ennesima volta la regola chi è di sinistra non deve mai parlar male di governi a cui partecipa la sinistra. Pena l’essere dichiarati eretici o finanche traditori o salvinisti dalla redazione sulle loro pagine social (per i gulag si stanno organizzando, fino ad allora lo ‘sticazzi è ammesso).

Fin dalle prime righe l’autore, Raul Mordenti, usa una retorica trita e ritrita ma completamente fuori dal contesto e dalla realtà dei fatti: “Tutta intera la stampa confindustriale si è scatenata, dal “giornalone unico” degli Agnelli, Repu-Stam-Corsera, ai feroci giornali dei Feltri, dei Sallusti e dei Belpietro” evidentemente abbiamo letto versioni modificate del giornalone unico degli Agnelli, come da lui definito, perché da quel che ci risulta hanno costantemente  pubblicato articoli dal tono terroristico contro le riaperture avventate, fino a vere e proprie fake news come la ripresa dei contagi in Germania dopo l’allentamento delle restrizioni (che già erano molto meno stringenti di quelle italiane ndr) o falsi nuovi casi in Corea del Sud o titoloni come “Il virus è nell’aria” costretti a far sparire dalle home page in poche ore dalla pubblicazione.

Cosa ci dicono in coro le voci del padrone? Riaprire, riaprire subito, riaprire tutto; la produzione, anzi il profitto, non si tocca, e al dio profitto si può sacrificare la vita umana […]Il coro assordante dei riapriristi serve anche a far dimenticare tre gravi “responsabilità” (tre, non uno sola) dei loro padroni: la prima è stata distruggere con privatizzazioni e ruberie la sanità pubblica […]La seconda è stata fare finta di niente quando già il contagio era esploso, minimizzando sempre in nome della necessità sacra di non danneggiare il business; così, in piena epidemia, il sindaco di Bergamo Gori invitava i suoi concittadini ad andare tranquilli tutti a cena fuori […]La terza, la più odiosa, è stata mandare i malati di Covid nelle Residenze per anziani, anziani soli, spesso malati, sempre indifesi, provocandone la strage.

E meno male che c’è l’unico giornale di sinistra a ricordarcelo se non era per loro, mica ci avevano già pensato le inchieste di Selvaggia Lucarelli sui Tpi il 22 marzo, o di Annalisa Camilli su Internazionale il 25 marzo. Ma al di là di queste cose già note, ciò che dimentica il mordenti è che in quelle cene e aperitivi a Milano fatti per non far fermare la città c’era anche un certo Zingaretti e la manifestazione #milanononsiferma era organizzata dal partito di governo, il Pd. (Fra l’altro in quell’occasione Zingaretti diceva una cosa giustissima: “isolare i focolai” ndr)

Vi sembra di cominciare a percepire uno strano squilibrio nell’analisi dell’unico giornale di sinistra? Anche a noi.

Ad ogni modo qualcuno dovrebbe spiegare al Mordenti che è demenziale accomunare in un calderone unico chi chiede di “riaprire subito tutto” come Salvini e chi chiede semplicemente che si dica basta ai  divieti assurdi e immotivati (come i limiti di passeggiata, i divieti di vendita di mutande calzini e cartoleria nei supermercati, la possibilità di uscire solo per vedere i conviventi o cugini o di starsene da soli su un prato o una spiaggia a leggere un libro, le autocertificazioni al limite della costituzionalità).

Ma il peggio deve venire.

Naturalmente anche i nostri riapriristi hanno i loro problemi. Il primo problema è che per poter avanzare la loro proposta essi debbono semplicemente rimuovere un trascurabile dato, cioè l’esistenza della pandemia e il numero dei morti[…]I contagiati superano già le 202mila unità e continuano a crescere costantemente (nonostante la chiusura) di circa 2.000 al giorno (cioè l’1%), ma il (cosiddetto) “numero dei contagiati” che ci forniscono è quasi una burla, perché si limita a riportare i positivi ai tamponi […]Il secondo problema degli apriristi (abbiamo perso un prefisso, ndr) è riuscire a nascondere che una soluzione alternativa alla crisi economica (l’argomento “forte” degli apriristi) esiste eccome, è realistica e praticabile. È la proposta avanzata in Europa dalla Sinistra europea…”

I problemi ce li abbiamo tutti; qualcuno, tra cui il Rodari, di memoria.

Nell’enfasi di comunicare questi numeri terrificanti (grazie “unico giornale di sinistra” non bastavano le trasmissioni quotidiane della protezione civile a reti unificate per questo, meno male che ci siete voi) infatti il Rodari si dimentica una quisquilia, ovvero che il 55% della forza lavoro italiana non ha mai smesso di andare in fabbrica a lavorare. Quindi che questo lockdown del governo Conte ha fermato solo tutto ciò che non è fabbrica (negozi, bar, musei, cultura, concerti, librerie, biblioteche, turismo).

Per dirla con un lessico che è probabilmente familiare al Rodari: Conte e il suo staff tecnico scientifico di 15 task force 700 esperti hanno fermato solo ciò che non era funzionale al guadagno dei padroni. Quelli veri.

Fuori da quella categoria ci sono le persone come il titolare di una pizzeria al taglio che ha dovuto buttare via duemila euro di prodotti alimentari, ha dovuto interrompere il contratto occasionale con chi gli dava una mano al banco (che non ha quasi mai ammortizzatori sociali) e che con i famosi 600 euro di Conte, che forse non gli sono neanche arrivati non ci paga neanche l’affitto del locale (chiuso). Provategli a spiegare, voi che siete l’unico giornale di sinistra, che è un criminale solo perché vorrebbe che sia trovato un modo per tornare vendere in sicurezza la sua pizza al taglio, in una provincia di duecentomila abitanti in cui da almeno venti giorni si registrano meno di trecento contagiati. Magari lo convincete che è un criminale.

Andateci a parlare con chi è stato incatenato per due settimane davanti al suo negozio di toilettatura per animali che chiedeva in lacrime per quale fottuto motivo dove star chiuso se cani e gatti non trasmettono il virus e non si ammalano.

Andateci a parlare con i proprietari di bar e simili a cui prima è stato chiesto di mettere tutto a norma per la Covid (plexiglass, distanziamenti, separazioni etc) e poi li abbiamo fatti chiudere per due mesi.

E già che ci siete andate a parlare con tutti i ragazzi che lavoravano lì  con contratti precari che sono tutti criminali nell’intenzione di non morire di fame o dover tornare a casa dai genitori perché, per insindacabile dogma, tutte le regioni devono essere trattate come la Lombardia.

Ma tutto questo, l’unico giornale di sinistra, lo ignora o lo dimentica e accusa gli apriristi (sic) di voler far morire gli operai in nome del profitto di Confindustria; come se i decenni che abbiamo passato a spiegare ai “marxisti de noantri” (Povero Karl, buon compleanno, non ti curar di loro ma guarda e passa) che il proletario non è più soltanto l’operaio e che ci sono categorie di lavoratori sfruttati messi ben peggio degli operai. Meno tutelati, meno protetti e in balia di queste emergenze. Per tutti costoro il dramma viene vissuto subito, non a fine cassa integrazione… per tutte queste categorie i provvedimenti di Ferrero (… transeat) arriveranno troppo tardi.

Ciò non vuol certo dire che non bisogna più preoccuparsi degli operai, ovviamente. Ma che la sinistra, anzi l’unico giornale di sinistra, dovrebbe leggermente aggiornarsi.

Eppure un campanello fra i neuroni attivi del giornalista e della redazione dovrebbe pur squillare se loro stessi dicono che “nonostante la chiusura” il numero di contagiati continua ad aumentare. Sarà forse che un lockdown fatto tardivamente e con modalità diverse da quelle cinesi serve a ben poco? Sarà forse che  ci sono mezzi molto più moderni ed efficaci di un lockdown medievale (vedi Corea del Sud e provincia di Padova per restare in ambito Covid19) per affrontare un epidemia virale?

Sarà che come si sapeva da prima di questa emergenza le misure di distanziamento fisico hanno una bassa efficacia nel ridurre il numero totale dei contagi ma possono servire, se fatte per tempo (quindi non certo dopo 60 giorni dall’inizio della pandemia) a dare il tempo al ssn di prepararsi ?

Sarà forse che se ci sono dati e grafici che ci dicono che la  mortalità  della covid non dipende certo dai divieti del lockdown ma dall’efficacia intrinseca del Ssn? (vedi casi di Francia, Italia, Spagna confrontati con la Germania)

E qui magari a chi si proclama di sinistra dovrebbe scattare un secondo campanello di allarme. Ma non sarà forse che, se è dimostrato che ci sono soluzioni che funzionano meglio senza penalizzare troppo economia e diritti civili, l’unico motivo per cui un governo sceglie di tenere un lockdown così a lungo e continua ad accusare sempre il comportamento del singolo (runners, fedeli che vogliono andare a messa, ragazzi con lo skateboard) senza prendere nessun provvedimento contro chi ha gestito disastrosamente l’emergenza in Lombardia, forse è proprio per rimuovere dalla memoria collettiva le colpe e connivenze?

No, niente tutto questo è ammissibile per l’unico giornale di sinistra, l’unica lettura che sa offrirci è scegliere fra appoggiare il governo Conte per salvare tante vite umane o stare con Salvini e Confindustria per far guadagnare i padroni condannando gli operai (si quelli per cui la riapertura praticamente non cambia nulla).

La solita narrazione tossica del “o con me o contro di me” amplificata dal sinistro dogma del “quando al governo ci sono gli amici non si critica il governo”.

Se tutto ciò non suonasse abbastanza ridicolo, la pagina che contiene l’articolo dell’unico giornale di sinistra nella spalla ha la copertina del docufilm  “Ribelli”.

“Quando ci pare” aggiungete a quella scritta se volete essere almeno coerenti. Grazie.

Alessandro Chiometti

5 Maggio 2020   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , , , , , ,