L’acqua che buca il sasso

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Certo, di pazienza ne abbiamo avuta molta.

La prima lettera che abbiamo spedito al comune di Terni lamentando la disattenzione delle istituzioni locali sulle tematiche del fine vita risale al 2004. Allora si chiedeva semplicemente l’istituzione della sala del commiato laico.

Poi nel 2009 abbiamo raccolto le firme per presentare una legge che istituisse a Terni il registro dei Testamenti Biologici. La legge fu bocciata nel 2010, storia ormai nota.

Nel 2014 finalmente la concessione della Sala del Commiato e nel 2015 l’istituzione del registro dei biotestamenti.

Sono arrivati anche i primi “grazie” che senz’altro fanno piacere e danno senso alla decennale esistenza di Civiltà Laica.

Ma dato che vogliamo sempre verificare di persona che le cose in effetti funzionino, in questi giorni una “pattuglia” della nostra associazione si è recata presso l’Urp (Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Terni, in via Roma) per registrare i propri testamenti biologici.

Ognuno di noi aveva scelto in precedenza quale modello usare, ce ne sono diversi reperibili in rete, ma questo non conta. Perché il registro pensato dal Comune di Terni non prende in consegna i biotestamenti veri e propri ma registra la loro esistenza e registra chi è il fiduciario incaricato di conservarlo.

Quindi si entra nell’ufficio, muniti del proprio documento e di quello del fiduciario, si comunica l’esistenza del Testamento Biologico (ricordiamolo ancora una volta, questo strumento può essere usato anche per dichiarare di voler essere sottoposti a tutti i tipi di trattamenti medici, non solo per rifiutarli), e in pochi minuti l’atto è registrato.

Testamenti biologici, biotestamenti, DAT (Direttive Anticipate di Trattamento), living will, testamento di vita, volontà previe di trattamento. Ci sono tanti termini per definire questo strumento la cui efficacia legale è stata implicitamente riconosciuta dalla sentenza Englaro (se ci fosse stato il Biotestamento di Eluana i tempi giuridici sarebbero stati molto più brevi), l’importante è intendersi e non confonderlo con l’eutanasia.

Questa infatti è una cosa totalmente diversa, in particolare per quello che riguarda l’Eutanasia Attiva (che in Italia è ancora reato: “omicidio del consenziente”). Certo, si parla sempre di scelte sul fine vita, ma per l’eutanasia serve il coinvolgimento di terze persone quindi c’è una complessità etica maggiore.

Il biotestamento no. Trattasi totalmente di autodeterminazione; anzi con questo strumento si evita che altri debbano portare il peso di fare scelte per nostro conto.

Oggi il Comune di Terni garantisce il rispetto della pluralità delle posizioni che esistono sul fine vita e anche sul “dopo” (ovvero la possibilità di celebrare funerali non religiosi nella sala del commiato).

Un passo alla volta, con costanza, anche da semplici cittadini possiamo ottenere risultati importanti.

Alessandro Chiometti

28 Giugno 2016   |   articoli, come è andata?   |   Tags: , , , ,