La sesta estinzione di massa

Pubblicato da

 Che ci piaccia o no il fenomeno dell’estinzione di una specie vivente è qualcosa che appartiene alla lunga storia del nostro pianeta. Almeno il 98 percento delle specie apparse sulla Terra è scomparso durante i seicento milioni di anni che sono passati dalla comparsa della vita biologica.

SCOTLAND 181Quando il fenomeno riguarda oltre il 65 percento delle specie presenti fino a quel momento si parla di “estinzione di massa” e nel corso di questa lunga storia ce ne sono state almeno cinque, in media una ogni cento milioni di anni. In particolare quella avvenuta nel Permiano (circa 245 milioni di anni fa) fu oltremodo drammatica visto che vide la scomparsa del 96 percento delle specie viventi, la vita biologica fu effettivamente sull’orlo della scomparsa totale.

Tuttavia questo non avvenne e le estinzioni, di massa o meno, fanno parte di quel processo che è caratteristica intrinseca della vita stessa, ovvero l’evoluzione biologica. Tanto per far capire la loro importanza è assolutamente probabile che se l’ultima di queste estinzioni di massa (nel Cretaceo, 66 milioni di anni fa) non avesse estinto gran parte dei dinosauri noi non saremmo qui. O per lo meno non certo come specie dominante del pianeta.

L’estinzione di massa avviene nel corso di pochi secoli, ovvero un periodo di tempo che per quanto a noi ci sembri lungo è piccolissimo rispetto alle scale geologiche di cui stiamo parlando; tuttavia è il caso che cominciamo a pensare che in questo momento, mentre leggete queste righe, la sesta estinzione di massa nella storia del pianeta è probabilmente in corso.

La velocità con cui scompaiono delle specie viventi nel nostro pianeta sembra infatti oggi essere maggiore delle stesse estinzioni di massa del passato, in poche parole la biodiversità del nostro pianeta sta rapidamente diminuendo.

Dato che non ci sono stati eventi astrofisici (grandi asteroidi), geofisici (eruzione di migliaia di vulcani contemporaneamente) o epidemie interspecie molti studiosi puntano il dito sull’inquinamento antropico che sta rapidamente modificando gli habitat naturali.

L’homo sapiens potrebbe essere ricordato (se ci sarà qualche specie in grado di farlo) negli eoni a venire come causa o per lo meno come concausa di un estinzione di massa.

Ma come si sopravvive a un estinzione di massa?

Come dicevamo le estinzioni si sono susseguite senza estinguere la vita e nel corso di qualche milione di anni la biodiversità è tornata agli stessi livelli che precedevano l’estinzioni stesse. Difatti se queste estinzioni di massa non ci fossero la curva di crescita della biodiversità si attesterebbe per sempre su un plateu.

Ma perché una specie passa attraverso il collo di bottiglia dell’estinzione di massa e altre no? Difficile pensare che ci sia una predisposizione buona ed una cattiva, per fare un esempio pratico difficile pensare che una specie sviluppi geni adatti a sopravvivere all’impatto di un asteroide insomma. Si tratta piuttosto di quelli che gli scienziati chiamano eventi contingenti, che vanno oltre la casualità ma che non siamo in grado di ricondurre a nessun algoritmo.

Cercando di fare un esempio comprensibile possiamo dire che se la temperatura del pianeta aumenterà di certo potrebbe essere favorita una specie che ha un buon sistema di dispersione del calore nel suo sistema di termoregolazione (ad es. l’uomo) rispetto a una che non ce l’ha altrettanto efficiente (ad es. il cane).

Ma trattandosi di eventi contingenti il risultato sarà dato dalla sommatoria di questi e lo stesso uomo che pensavamo favorito rispetto al cane potrebbe essere svantaggiato dal suo essere più sensibile alle contaminazioni microbiologiche dei cibi che aumenterebbero con l’aumentare della temperatura.

Come dicevamo la contingenza, la stessa che determina l’evoluzione biologica, non può essere ricondotta ad un algoritmo predittivo, tuttavia, noi uomini sapiens, siamo in grado di fare alcune previsioni ed in base a queste dovremmo agire per modificare i nostri comportamenti qualora ci accorgessimo che ci stanno conducendo su una strada che mette a rischio il nostro habitat e quindi la nostra esistenza.

È un privilegio di non poco conto che finora non ha avuto nessuna specie prima di noi (almeno a quanto ci risulta), chissà se saremo in grado di usarlo a dovere?

 

Alessandro Chiometti

 

Dati e ispirazione presi dall’articolo di Pietro Greco sulla rivista Micron n. 25

26 Agosto 2013   |   articoli, filosofia e scienza   |   Tags: , ,