Interstellar

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Voto: 7.0/10

[attenzione: spoilers inside]

Che il nuovo film di Christopher Nolan avesse pretese di grandezza lo si capiva fin dal trailer, e per lungo tempo riesce in qualche maniera a trovare un equilibrio fra la scienza e le speculazioni che poi sono alla base della fantascienza, forse con qualche forzatura ma tutto sommato passabili.

interstellarTrama: la terra è ormai morente, chi è sopravvissuto fa l’agricoltore, unico mestiere utile per sfamare i sopravvissuti, fra questi Cooper (Matthew Mc Conaughey), ex pilota della Nasa che coltiva mais, unica cultura che ancora cresce sul pianeta. La sua figlia più piccola riceve dei messaggi da un “fantasma”, messaggi che indirizzano Cooper a ritrovare l’ultimo nascondiglio della Nasa che è costretta ad operare in segreto perché l’opinione pubblica non accetterebbe la sua presenza. Qui Cooper viene a scoprire che le anomalie gravitazionali causate dal “fantasma” sono oggetto di studi da parte dell’agenzia da tempo che ha scoperto un wormhole formatosi (o meglio “messo lì da qualcuno” come affermano tutti) vicino a Saturno e attraverso il quale ha già mandato delle sonde con degli uomini per esplorare nuovi pianeti adatti a trasferire i sopravvissuti terrestri o per lo meno a creare una nuova colonia con degli ovuli fecondati. La missione che deve guidare Cooper deve andare a ritrovare queste sonde che non possono comunicare con la terra attraverso il wormhole e scegliere un pianeta dove ricominciare. Lo accompagneranno Amelia Brand (Anne Hathaway) figlia del Dott. Brand (Michael Caine) che gestisce ciò che rimane della Nasa, gli scienziati Doyle e Romilly e due robot di bordo. Quando Cooper attraversa il wormhole con la sua astronave scopre che ci sono solo tre sonde delle dodici partite che mandano segnali da pianeti abitabili. Il problema è che sono tre pianeti tutti gravitanti attorno a un buco nero (Gargantua) e ogni ora che passeranno su di loro corrisponderanno a sette anni terrestri (effetto della dilatazione gravitazionale del tempo). Lasciano quindi Romilly sulla nave base e partono verso il primo pianeta che si rivela un disastro, troppo vicino al buco nero e con delle maree abnormi che rendono impossibile ogni ipotesi di viverci, l’unico motivo per cui hanno ricevuto il segnale della sonda precedente è che per effetto degli scherzi temporali già descritti per quella sono passati pochi minuti da quando ha toccato terra ed è stata distrutta dalle terribili maree. Una di queste uccide Doyle prima che riescano a fuggire dal pianeta.

Tornati alla base (sempre dalla parte al di qua del wormhole) dove trovano Romilly invecchiato di quasi trent’anni, si scopre che per qualche scherzo cosmico possono ricevere i messaggi dalla terra ma non possono trasmetterli, Cooper vede così la crescita dei suoi figli mentre per lui sono passate solo poche ore.

Partono per il secondo pianeta dopo dura discussione su quale scegliere, questo è un pianeta ghiacciato ma ha dei dati della superficie promettenti. Almeno così conferma il Dr. Mann (Matt Damon) che risvegliano dall’ipersonno nel quale si era ibernato in attesa di aiuti, peccato che dopo poco si scopra che tutti i dati erano inventati proprio allo scopo di ricevere aiuti e che in realtà il pianeta di ghiaccio non ha neanche una superficie. Dopo varie peripezie che portano alla morte del Dr Mann e di Romilly, Cooper organizza una “fionda gravitazionale” che sfruttando Gargantua lancerà Amelia sulla superficie del terzo pianeta, la cosa riesce ma al prezzo di essere sganciato nel buco nero insieme al robot di bordo.

Qui nel buco nero Cooper si ritrova dentro un tesseract multidimensionale in cui scopre di essere il fantasma che mandava i segnali a sua figlia, così sfrutta questo contatto per comunicare di nuovo con lei (che è diventata anch’essa un astrofisica della Nasa nello stesso progetto) e svelarle i segreti dell’unicità gravitazionale che il robot di bordo è riuscito ad apprendere all’interno del buco nero. Finisce qui? Sarebbe bello e il film meriterebbe un 9 pieno, invece gli esseri multidimensionali chiudono il tesseract e si premuniscono di far ritornare Cooper e il robot al di là del wormhole di Saturno dove nel frattempo Amelia ha salvato la razza umana mettendo in orbita una colossale stazione orbitante. Cooper si risveglia, saluta sua figlia ormai vecchia che sta morendo (dicono che lui ha 124 anni quindi lei ne dovrebbe avere una novantina) e poi parte per andare a raggiungere Amelia attraversando di nuovo il wormhole.

Piuttosto che una critica articolata della pellicola suddividiamo gli errori in tollerabili e intollerabili.

Errori tollerabili. Oramai i wormhole vanno di moda, tuttavia è opportuno ricordare che tali “soluzioni dell’equazione di Einstein – Rosen” comporterebbero forze gravitazionali tali che, forse, e sottolineiamo il forse, solo i fotoni possono attraversarli. Ma lasciamo stare questo aspetto (e la censura cosmica che secondo Einstein impedisce i viaggi nel tempo per evitare la formazione di paradossi) altrimenti non ci potrebbero essere film sui viaggi nel tempo ne’ sui lunghi viaggi interstellari nell’iperspazio.

Un pianeta in orbita attorno a un buco nero difficilmente sarebbe abbastanza caldo, dato che dal buco nero non esce niente, neanche la luce. Vogliamo parlare di “riflessi imprevisti”? va beh…

Le maree, mi dicono gli esperti in astrofisica, non esisterebbero in un pianeta in orbita intorno a un buco nero perché la gravità sarebbe completamente orientata verso il buco nero e l’unico modo che ha un pianeta per stare in orbita attorno ad esso è di mostrargli sempre la stessa faccia, quindi di conseguenza essere oblungo con la parte liquida spostata tutta verso la gravità.

Come ha fatto Amelia ad atterrare senza pilota sul terzo pianeta e con l’astronave danneggiata? Mistero…

Errori intollerabili: Cooper trascorre in quattro ore trent’anni terrestri sul primo pianeta, poi nella manovra della fionda gravitazionale che lancia Amelia sul terzo pianeta grida “questa manovra ci è costata cinquant’anni”. Cinquanta più trenta fa ottanta che sommati ai quaranta che aveva alla partenza fa centoventi, i conti tornerebbero se non fosse che Cooper precipita nel buco nero… se solo passarci vicino gli aveva fatto passare cinquant’anni, possibile che andarci addirittura dentro non abbia altri effetti sull’età?

Ancora peggio, in nome della fiction possiamo accettare tutto, anche che all’interno dei buchi neri ci siano tesseratti pentadimensionali costruiti da esseri non identificati. Va bene che Cooper sia lo stesso fantasma che si mandava i messaggi ma che lui e il robot sopravvivano fisicamente al passaggio in un buco nero dove la materia si annichilisce per la gravità è veramente troppo.

Diciamolo a questi americani… guardate che ogni tanto l’eroe nei film può anche morire…

In conclusione un film che è stato su livelli eccezionali per quasi due ore e trenta, si rovina per la voglia del lieto fine (immancabile in quasi tutti i film americani che non siano di Tarantino o dei Fratelli Cohen) negli ultimi dieci minuti. Peccato.

J. Mnemonic

11 Novembre 2014   |   articoli, recensioni   |   Tags: , , , , ,