Il prete che guariva come Wanna Marchi [La Stampa]

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UN GIRO D'AFFARI SUPERIORE AI 4 MILIONI DI EURO

da La Stampa del 2/4/2008

FIRENZE
Come Wanna Marchi, come il «mago» brasiliano Mario Pacheco Do
Nascimento, e come le migliaia di persone che ogni giorno vendono
amuleti contro il malocchio, filtri d'amore e i numeri giusti per
sbancare il Lotto, un prete fiorentino è accusato dalla Procura di
associazione a delinquere finalizzata alla truffa. E che truffa. Quasi
uno spettacolo. Andato in replica decine e decine di volte per otto
anni, dal 2000 al 2008. Ogni volta, il sacerdote radunava un po' di
gente, due preghiere e un qualche alleluja per fare un po' d'atmosfera,
poi ecco spuntare il complice, naturalmente in preda al demonio. Un bel
problema ma non per don Francesco Saverio Bazzoffi, 60 anni, dal 1991
leader carismatico della Casa Santi Arcangeli, ufficialmente luogo di
incontri e benedizioni a Barberino del Mugello. Imposizioni delle mani,
canti, profumo d'incenso, ancora preghiere, e l'«indemoniato» era salvo.


Peccato che tra il pubblico don Francesco individuasse sempre una o due persone – meglio se malate o afflitte da qualche problema esistenziale – su cui esercitare la sua arte di esorcista. Solito rito, nuovo spettacolo, e un sacco di soldi: 4 milioni di euro è la cifra transitata dai conti personali di don Bazzoffi alla cassa della onlus «I cinque piani» di Prato, i cui responsabili si sono dimessi da ogni carica. Oltre agli esorcismi, a gonfiare il portafogli del sacerdote c'era anche la somministrazione di «sale e acqua benedetti», oltre alle offerte cospicue dei fedeli raggirati.

La Chiesa ha prudentemente preso le distanze, tanto che lo scorso ottobre il cardinale di Firenze Ennio Antonelli ha annunciato una «accurata verifica sull'attività religiosa della Casa Santi Arcangeli» fino a proibire a don Bazzoffi qualsiasi rito con finalità di esorcismo e consentendogli soltanto la benedizione con il segno della croce.

Intanto i difensori del sacerdote, gli avvocati Giovanni Mati e Andrea Pettini, annunciano l'avvio di una controinchiesta tesa a dimostrare come i conti milionari – sulla scia dei quali è partita l'indagine della Guardia di Finanza di Borgo San Lorenzo – siano destinati a ben diciannove progetti umanitari in Sud America, in Tanzania, in Ruanda, nelle Filippine e in India (dalle adozioni a distanza all'aiuto agli orfani e ai bimbi non vedenti) e come neppure un centesimo sia stato speso dal prete per capricci personali. Se, anzi, questi soldi sono effettivamente transitati nei conti bancari di don Bazzoffi è soltanto, secondo gli avvocati, per motivi contabili. Un giro di denaro così importante è spiegato da Mati e Pettini con il «dono» ricevuto da don Bazzoffi, capace di dare una speranza a fedeli sofferenti, che sarebbero affluiti in gran numero ai momenti di preghiera della Casa Santi Arcangeli, dopo aver compiuto vite con percorsi personali colmi di dolore, afflitti da malattie e disgrazie, consigliati a intraprendere la strada delle benedizioni anche da medici e psicologi.

Insomma i suoi difensori vogliono dimostrare che don Bazzoffi non è un truffatore autore di falsi e grotteschi esorcismi, ma che è un benefattore in grado, attraverso il rito liturgico della preghiera degli infermi, di guarire e liberare gli afflitti. Don Bazzoffi indossa la tonaca dal 1973, è stato anche rettore del Convitto della Calza di Firenze, avviando i lavori di restauro, dal 1984 al '92 parroco di Pietramala, paesino in terre toscoemiliane, ha anche origini «nobili»: figlio di un cancelliere della Procura di Firenze, fratello di un magistrato e nipote di Raffaello Torricelli, fidato consigliere di Giorgio La Pira, padre costituente e più amato sindaco fiorentino.

2 Aprile 2008   |   articoli   |   Tags: