Hamid forever

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La notizia che esiste una Lega dei razionalisti arabi, che si oppone con tutte le forze all’ideologia coranica, non può che rallegrarci e-perfino!-commuoverci. E, naturalmente, farci ben sperare per l’avvenire. Facile a dirsi, e mi spiego. Essa Lega pubblica anche la rivista ‘Al Awan’, della quale uno dei più prestigiosi collaboratori è senz’altro il filosofo e giornalista algerino Hamid Zanaz (l’Hamid del titolo)faith-reason, che ha avuto recentemente pubblicato (in Italia dalla c.e. Elèuthera) un suo saggio, dal titolo ‘brutale’ ed inequivocabile: ‘Sfida laica all’islam-la religione contro la vita’. Poche altre volte m’era capitato di leggere qualcosa di altrettanto spietatamente.. esplicito! Hamid è incontenibile. È un torrente in piena, una valanga che tutto travolge nel suo percorso. Non c’è riga del suo scritto che non sia una raffica di mitragliatrice, una scarica di pallettoni 11/0, con obiettivo i responsabili della più grande tragedia etnico-culturale che ci sia oggi nel mondo, di cui stiamo vedendo probabilmente solo l’inizio, e di cui non si riesce a scorgere una soluzione indolore. “Il musulmano non ha una patria reale nel mondo contemporaneo: è incastrato tra un ‘non più’ e un ‘non ancora’. Ed è in questa assenza che si spiega tutta la sua rabbia e frustrazione”. L’incapacità dell’islam di rendersi decente, se non di adeguarsi alle esigenze del mondo contemporaneo, è il leit motif che pervade tutta l’opera di Zanaz, laico radicale, costretto per questo a lasciare il suo paese e a stabilirsi in Francia nel 1993. 

L’invadenza e la pervasività della religione nelle ‘terre di allah’, in ogni aspetto della vita, sono tali da vanificare ogni tentativo di secolarizzazione, e sono qualcosa di difficile da comprendere per un occidentale, ormai temprato, lo voglia o no, lo sappia o no, dall’esperienza dell’Illuminismo. Là tutto tende a conformarsi ad un eterno ritorno dell’uguale. Basta pensare alla cosiddetta ‘primavera araba’, che sembrava dovesse portare a chissà quali traguardi di emancipazione, e che viene paragonata dall’autore alla classica “montagna che ha partorito un topolino”. Basta pensare al fallimento della ‘ijtihad’, cioè al tentativo di reinterpretare i testi tradizionali (Corano etc.) per renderli attuali, definita senza mezzi termini “una buffonata”. Tutti i musulmani, in realtà, continuano ad essere convinti che “nessun modo di vivere è valido o merita di essere sperimentato, se non quello definito dal Corano”(1). È diffusissima tra di essi la tendenza a far finta di non vedere tutte le aberrazioni in esso contenute e a mentire a sé stessi con la ripetizione, come un mantra, dell’espressione “questo non ha nulla a che vedere con l’islam!”, quando qualcuno fa loro presenti tutte le storture che abbrutiscono la loro società. Mentre invece sta proprio tutto lì dentro! L’ingiustizia e l’arbitrio, benedetti da dio, pervicacemente inamovibili nelle società islamiche, trovano la loro espressione più agghiacciante nella atroce, allucinante condizione de ‘La DONNA, questa nemica di Allah!’ (è il titolo dell’ottavo capitolo). Per natura inferiore all’uomo, privata di ogni diritto, impossibilitata a tutto, è lapidata se infedele o blasfema e in sostanza ridotta a pura fattrice. Una curiosità: un uomo che avesse sciaguratamente generato solo figlie, è consigliato dagli imam, prima di coricarsi con sua moglie, di recitare la formula: “astaghfirou allah” (che dio mi perdoni).
Il contatto del musulmano medio con l’occidente avanzato, democratico, ugualitario e umanista, ha in generale un risultato opposto a quello che ci si aspetterebbe. Amplifica in lui quelle rabbia e frustrazione dette sopra; lo induce a ritenere che tutto quello sia solo ‘opera DEMONIACA’. La soluzione può essere una sola: islamizzare il mondo! Questa è la strada maestra che conduce alla pratica del TERRORISMO. E qui si innesta un altro doloroso argomento; quello riguardante l’acquiescenza dell’occidente davanti a tutto questo. Il timore di essere tacciati di neocolonialismo, se non addirittura di razzismo, induce a prendere sul serio l’accusa di ISLAMOFOBIA, senza che ci si renda conto che questa parola (che a detta di Hamid dovrebbe essere sostituita con l’espressione ‘ragionevole paura dell’islam’) “è stata inventata di sana pianta dai mullah per screditare chiunque non sia musulmano come ortodossia comanda”. Così chiarisce Michel Onfray nella sua introduzione all’opera.
Cosa si dovrebbe fare, allora, stando così le cose? Zanaz esclude la possibilità che l’islam possa autoriformarsi ed adattarsi alle esigenze dei tempi moderni. Il cosiddetto ‘islam moderato’ non esiste e non esisterà mai. Egli si rivolge perciò all’unico mondo verso il quale ha senso avanzare proposte, l’occidente, la cui arrendevolezza e compiacenza verso l’invadenza religiosa islamista non è più tollerabile. L’unica soluzione-ecco il senso di quella ‘sfida laica’ del titolo della sua opera-può consistere solo nell’espulsione della religione dalla sfera pubblica per renderla un fatto privato: “legiferare senza tener in alcun conto la religione. Il primato è della cittadinanza. È il credente che deve adattarsi alle istituzioni, non il contrario. Come disgraziatamente già avviene in Europa”. È quasi superfluo far osservare che questo va a colpire anche le altre due grandi ‘superstitiones’ (Tacito) di successo, ebraismo e cristianesimo. A conferma, ecco un-purtroppo-breve florilegio di citazioni in tal senso. “Con le loro narrazioni e i loro culti, con la loro irrazionalità, le religioni infantilizzano i loro adepti, in particolare le donne. Nell’islam la donna è considerata minorenne a vita. Ma il pericolo più grande è la guerra, è l’odio, è la competizione fra le religioni”, “La laicità rimane dunque il valore fondante di ogni democrazia. La secolarizzazione, ci dice Max Weber, è il processo grazie al quale l’umanità è “fuggita dalla gabbia cristiana”. Riusciranno mai i musulmani a fuggire dalla gabbia islamica?”, “La religione è l’antenata della pubblicità: entrambe generano insoddisfazione e frustrazione; entrambe aspirano a distruggere le identità personali per mettere insieme delle greggi”.
Non possiamo non concordare col caro Hamid ed essergli fraternamente vicini. Certo, l’avvenire che prospetta e i pesi di cui ci carica sono da far tremare le vene ai polsi, ed è per questo che forse non è male concludere con un pizzico di humor. Se c’è un appunto, blando e scherzoso, che gli posso fare, è che nel suo libro, tra le tante parole arabe citate, non compare quella che ritengo la più bella che mi sia stato dato di ascoltare in quell’idioma: ‘kàfir’ (miscredente). E sì che ci sarebbe entrata proprio a proposito. Per goderne tutta la preziosa musicalità, la potente armonia e la concisa eleganza, niente di meglio che andare sul Traduttore di Google e.. beh, non devo spiegarvi io come si fa. Il plurale, ‘el-kafirina’ (miscredenti) non ha un suono altrettanto accattivante, ma va bene lo stesso.

Alessandro Petrucci

Nota (1) Hamid Zanaz ‘Tra l’islam e i Lumi c’è di mezzo il Corano. Il dialogo non esiste’, La Lettura C.d.S. 260613.

14 Ottobre 2013   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , ,