Francesco, aspettiamo i fatti

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BergoglioIl nome è un buon segno, per quel che può valere. Apparire al balcone con la croce di ferro e senza stola è un altro buon segno, siamo a due. Non appartiene alla sporca dozzina che la Snap (rete dei sopravvissuti alle vittime dei preti pedofili) aveva indicato come ineleggibili (all’interno di quella c’erano i favoritissimi Scola, Bertone, Oullet e Turkson). Siamo a tre buoni indizi, qualche investigatore dilettante direbbe di avere una prova della bontà del nuovo papa.

Purtroppo un’ora dopo la sua apparizione al balcone erano già emerse tutte (?) le macchie della storia del Cardinale Bergoglio: la complicità (o volendo essere buoni il silenzio) con la dittatura argentina, le posizioni omofobe e quelle misogine.

Cosa dovremmo aspettarci quindi? Semplicemente da laici quali siamo dovremo giudicare il nuovo pontefice per quello che farà da oggi in poi come abbiamo fatto con tutti i suoi predecessori. Quando diciamo che il pontificato di Ratzinger è stato disastroso per la Chiesa Cattolica non lo diciamo per il suo passato nella gioventù hitleriana o per la condanna della Teologia della Liberazione espressa da prefetto della dottrina della fede. Lo diciamo per i suoi disastrosi otto anni da pontefice che hanno contribuito meglio di qualunque azione anticlericale ad allontanare la gente dalla chiesa.

Oggi questa stessa chiesa vuole darsi una faccia nuova, resta da vedere se è un operazione di facciata o se delle aperture reali ci saranno veramente. Non ci aspettiamo che domani Papa Francesco venda tutte le proprietà della Chiesa Cattolica e doni il ricavato ai poveri (anche perché probabilmente non ci sarebbe nessuno in grado di comprarle) ma magari dei gesti concreti volti alla trasparenza e ad un uso reale delle risorse ecclesiastiche per la tanto millantata carità cristiana. Tanto per fare un esempio concreto il nuovo Papa potrebbe obbligare l’amministrazione vaticana a stilare un bilancio trasparente dell’uso fatto dell’otto per mille (magari sulla base dei rendiconti che fanno i valdesi, tanto per non fare nomi) e destinarlo tutto alla effettiva beneficienza e non per pagare lo stipendio dei preti o per costruire o ristrutturare le chiese.

Un gesto concreto, al di là delle preghiere.

Alessandro Chiometti

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