Fortebraccio sull’aborto

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Fortebraccio su L'Unità del 25 Febbraio 1977:

PSEUDONIMI

Il compagno Silvano Tagliola di Pieve Emanuele (Milano) ci invia un
ritaglio del quotidiano cattolico L'avvenire il quale ha pubblicato il
10 del corrente mese la lettera di un lettore così concepita:
"Non sono un intellettuale ma un anziano operaio. Non m'importa degli
errori di ortografia, ma la sostanza delle parole per i 55 milioni di
italiani. Gli abortisti non hanno mai pensato che i mariti, dovendo
assentarsi per lungo tempo, massimamente gli emigranti, che le mogli
male intenzionate ora hanno più facilità di tradire i loro mariti con
la legge dell'aborto a loro favore? Non hanno mai pensato le madri, i
padri, i fratelli che con la legge dell'aborto le figlie e le loro
sorelle, minorenni, non saranno più timorate di dedicarsi con gli
uomini? Con l'aborto si nasconde tutto a danno di chi le sposerà" Leone
Bugon – Cattolica (Forlì).
Ora, prima ancora che la posizione mentale e morale, chiamiamola così,
del signor Bugon, ci impressiona il fatto che un giornale cattolico (il
capofila, se non sbagliamo, dei giornali cattolici italiani) abbia
potuto pubblicare una lettera di questo genere, senza neppure
aggiungervi una parola di commento, avallandone dunque
incondizionatamente il contenuto. Qui non siamo neppure
nell'oscurantismo più cieco, siamo nell'ossessione, dove è trasparente
il rimpianto (dal giornale evidentemente condiviso) della cintura di
castità. Non conta la considerazione del massacro immondo dovuto alla
pratica degli aborti clandestini, né conta il rispetto della volontà
della donna di decidere liberamente (concorrendo, s'intende,
determinate circostanze) della propria sorte. Per il lettore
dell'Avvenire e per il giornale stesso, ciò che preme è una cosa sola:
che gli uomini, scusateci l'espressione, non siano cornuti.
Le donne ricche, che "si dedicano" agli uomini, possono farla franca
praticando, come avviene, medici e cliniche di lusso, ma le povere
debbono rischiare la vita. Altrimenti nascerà il bambino, il marito
saprà, anzi vedrà, che è becco, e scaccerà la moglie di casa,
precipitandola nell'abbandono e nel "disonore". Un mondo come questo,
al cattolico signor Bugon, sembra un mondo giusto e morale, e il foglio
che ne ospita la lettera, ancor più cattolico del suo lettore, gli dà
ragione.
Ma questa lettera evoca in noi ricordi di ieri. Discorsi di questa
moralità, di questa sensibilità, di questo gusto ne abbiamo già sentiti
di analoghi al tempo della campagna per il referendum sul divorzio. Ci
viene un sospetto: che Leone Bugon sia uno pseudonimo del senatore
Fanfani
?

26 Agosto 2008   |   articoli   |   Tags: