Emigrare per morire con dignità

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I giornali di questi giorni hanno raccontato la storia di Vittorio Bisso. Malato di Sla, si è sottoposto a cure anche all’estero, ma dopo il peggioramento irreversibile della malattia ha scelto la strada che lo ha portato al suicidio assistito in Svizzera. Era un ex assessore comunale di Dolo (VE), un comunista (del PdCI per l’esattezza), un ateo e per di più sbattezzato come riporta con dovizia di particolari il Corriere della Sera nella sua edizione on line veneta. Come se questi particolari dovessero in qualche modo “giustificare” la sua scelta. In realtà non occorre essere ne’ atei ne’ comunisti per chiedere una morte dignitosa e non finire intubati e incoscienti per chissà quanti anni; occorre semplicemente avere una concezione non fideistica della vita e ritenere legittima la propria autodeterminazione.
Purtroppo il vergognoso opportunismo della politica italiana porta i nostri rappresentanti a ignorare, anzi, a calpestare i diritti di migliaia di persone che non chiedono altro se non rispetto per le proprie scelte. Non è un caso se nel nostro paese il partito di maggioranza relativa (stando ai sondaggi attuali) pur “progressista” (per quel che può significare) sulla carta, è ostaggio degli integralisti cattolici presenti al suo interno: Rosy Bindi e Giuseppe Fioroni che pur orfani della capofila Paola Binetti riescono ad impedire un benché minimo passo avanti del partito sulle “tematiche eticamente sensibili” come anacronisticamente continuano a definirle.
Diritti. Diritti umani e diritti civili. Di questo si deve parlare. Quando si nega un diritto, in questo caso il diritto a decidere sulla propria vita e come debba finire, si dice in modo goffo e bigotto che la vita non è disponibile. Cosa che oltre ad essere filosoficamente ridicola è anche falsa. In realtà tutti hanno il potere di decidere del proprio fine-vita. Se lo Stato (che in Italia non meriterebbe neanche la maiuscola) è cosi arretrato da impedire la “dolce morte” per sua manifesta sudditanza alla religione di maggioranza, chiunque può sopperire con soluzioni di vario tipo più o meno eclatanti e porre fine alle proprie sofferenze se queste risultano insopportabili. Chiunque, tranne due tipi di persone. Coloro che proprio per averle provate tutte contro la malattia si trovano in condizione di non gestire più il proprio corpo (Nuvoli, Welby) e coloro che devono la loro condizione a un incidente improvviso (Englaro). Che i talebani cattolici lo abbiano ben chiaro in mente, tutta la loro cattiveria e intransigenza si risolve in un controllo di poche persone sfortunate che devono sottostare all’incapacità di uno Stato prigioniero di un altro Stato teocratico che vive al suo interno.
Proprio per evitare di trovarsi in queste condizioni Vittorio Bisso ha scelto liberamente e consapevolmente di percorrere quella strada che molti prima di lui hanno percorso e molti dopo di lui percorreranno. Una fine discreta e riservata. Altri hanno fatto scelte più rumorose, come Mario Monicelli. Altri ancora scelgono di vivere la loro vita fino in fondo, qualunque essa sia: incosciente, legata alle macchine o a dolori insopportabili. La differenza è che questi ultimi nessuno si permette di giudicarli.

Alessandro Chiometti

4 Luglio 2012   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , , ,