Dove passa la Madonna del Maggio non cresce più l’erba

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Altro che Attila, quello era un principiante. Il vero capolavoro della desertificazione ambientale viene effettuato ogni anno sulla cima del monte Soratte dagli abitanti (3536, censimento 2001) del paese di Sant’Oreste, provincia di Roma.
Ogni anno per festeggiare un fioretto fatto nel 1814 da don Giuseppe Peligni si procede a un intero mese di festeggiamenti in onore della Vergine, che si concludono l’ultima domenica del mese con un colossale incendio del monte Soratte.

Ogni anno la fiaccolata della processione termina con l’incendio di una parete del Soratte dove sono state posizionate “canne tagliate nelle gelide mattinate invernali” come riporta il sito della proloco. Le stesse usate per la fiaccolata.
Dobbiamo presumere che Sant’Oreste non faccia parte del territorio italiano, perché solo così si  spiega come è possibile che nessuno ricordi agli organizzatori di questo scempio ambientale che il divieto di bruciare sterpaglie, ramaglie e vegetazione secca è diventato reato penale oltre a prevedere una sanzione amministrativa minima di 2600 euro (D.Lgs 152/06 e 205/10). Tuttavia data la presenza di autorità italiane come la governatrice della regione Lazio Renata Polverini, che a quanto ci risulta era presente in prima fila alla processione, la cosa sembra smentita: Sant’Oreste è Italia e non, tanto per fare un esempio, Stato del Vaticano.

Cercando di essere pragmatici ci chiediamo in base a quale logica si possano applicare sanzioni economiche pesantissime a un contadino che brucia sterpaglie oppure a quattro sprovveduti ragazzi che accendono un falò sulla spiaggia per poi permettere l’incendio di una montagna una volta l’anno causa “superstizione religiosa in corso”.
Ci chiediamo che senso abbia spendere soldi pubblici per campagne di sensibilizzazione contro gli incendi boschivi se poi li permettiamo causa “superstizione religiosa in corso”
Ci chiediamo altresì che senso abbia dichiarare “area protetta” la riserva naturale del monte Soratte se poi vi è permesso un giorno l’anno accendere un colossale rogo causa “superstizione religiosa in corso”.
Ce lo chiediamo ma sappiamo che non avremo risposta alcuna perché in questo paese tutto è possibile se lo si fa in nome della superstizione religiosa. Anzi, possiamo dire che questa non è neanche la nefandezza peggiore visto che oramai siamo abituati a tutto: privazioni della libertà di espressione, tangenti che passano indisturbate per la banca del vaticano, messe in commemorazione di tiranni, e chi più ne ha più ne metta.
Ma ancora abbiamo la capacità di indignarci.

Alessandro Chiometti

31 Maggio 2012   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , ,