Di buoi, asini e telegiornali

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Sono le 20,15 di un mercoledì sera di Novembre, la nebbia sta salendo rapidamente nella città. La riunione del sindacato è finita da poco, abbiamo parlato per quasi tre ore sulle iniziative da mettere in campo per sensibilizzare i lavoratori sulla macelleria sociale che il governo sta mettendo in atto. Gli scioperi non funzionano più, chi ha un lavoro si ritiene fortunato e chi nel lavoro pensa di essere privilegiato solo perché gli sono riconosciuti dei diritti che sono alla base dello Stato sociale non ha più voglia di protestare.

È un periodo di recessione, sociale più che economica; in termini di diritti del lavoro, welfare e, soprattutto di coscienza civile.

Tra poco ho un’altra riunione stavolta del Laboratorio DirittiPaceAmbiente. Anche li è un periodaccio, i fondi del comune sono ridotti all’osso, è in discussione la sopravvivenza stessa di alcune realtà locali come le case dell’associazionismo. Occorre far rete, trovare convergenze per iniziativi comuni che diano respiro e visibilità. Mi aspettano altre ore di discussione sul “che fare” per sensibilizzare le persone.

Entro nel bar nella breve pausa tra sindacato e associazionismo, ho bisogno di un caffè e di qualcosa da mangiare. Nel bar la televisione è accesa, il Tg5 è in onda. Mentre comincio ad affrontare un tramezzino la conduttrice inizia a parlare del fatto che nel nuovo libro del papa un intero capitolo è dedicato alla presa di coscienza del pontefice che il bue e l’asinello in realtà non hanno mai scaldato il corpo di Gesù bambino nella grotta. Mi viene da pensare che di tutti i bar proprio quello con il tg5 sono andato a beccare… che sfiga.

Cerco di non ascoltare e mi distraggo con qualche locandina appesa allo specchio vintage, finisco il tramezzino, ordino il caffè, il barista mi serve distratto, assaporo la bevanda, poso la tazzina e alzo gli occhi alla tv. Stanno ancora parlando del bue e dell’asinello! Ora intervistano i costruttori di statuine del presepe per chiedergli come affronteranno la cosa. Parte poi il servizio storico sulla genialità di San Francesco che fece il primo presepe vivente unendo nobili e contadini.

Quanto tempo è passato? dieci minuti? otto? fossero anche cinque… per il Tg5 nell’Italia del 40% di disoccupazione giovanile, di cassaintegrati al record storico, mentre Israele attacca di nuovo Gaza la notizia che deve occupare oltre un quarto del tempo della “cronaca” è la querelle sulla presenza del bue e dell’asinello nel presepe.

Fisso lo schermo, valuto attentamente se tirargli contro la tazzina del caffè, poi reputo che il servizio di disinformazione dell’ammiraglia di Berlusconi non merita la mia attenzione e prendo il portafogli per pagare la consumazione.

Il barista, con la saggezza popolare che distingue gli abitanti di questa città mormora senza rivolgersi a me “ma ‘sticazzi del bue e dell’asinello”.

Gli lascerei la mancia, ma qui non si usa.

 

Alessandro Chiometti

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