Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi iddio

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 "Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. L’attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano ‘Il Giornale’ guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da ‘Libero’ e dal ‘Tempo’, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha oggi e non l’avrà domani"

 

Questo l’incipit della lettera di dimissioni di Dino Boffo pubblicata oggi sull’Avvenire e ripresa dalla maggiorparte dei quotidiani italiani. Il resto è una lunga panoramica su quanto successo, nuove giustificazioni, propositi per il futuro che lasciano il tempo che trovano.

Quello che è interessante lo leggiamo in queste righe.

Il Sig. Dino Boffo si sarebbe dimesso poiché attaccato, colpito e affondato da un “opaco blocco di potere laicista”.

Di questo blocco capitanato da “il Giornale” di Vittorio Feltri farebbero parte “Il Tempo” e “Libero”. Ovvero quasi tutte le forze opinioniste su carta stampata della Destra che governa questo paese.

Ah ah ah.

Va bene, prendiamolo sul serio, questo Sig. Dino Boffo e scriviamogli una lettera aperta.

 

Egregio ex direttore dell’Avvenire, le è mai capitato di leggere “l’Unto del Signore” di Ferruccio Pinotti? evidentemente no, perché altrimenti prima di etichettare come laicisti dei giornali che sostengono Silvio Berlusconi ci penserebbe non una, ma quattro volte. Sappia caro Sig. Boffo che il Silvio nazionale ha fatto la sua fortuna grazie al supporto incessante di organizzazioni non certo laiche, come l’Opus Dei, tanto per fare un esempio; supporto che l’ha reso la stella polare della cosiddetta “Finanza Bianca”. Quindi evitiamo di sconfinare nel ridicolo, tutti sanno perché l’attacco de “il Giornale” è avvenuto adesso e con questa veemenza.

È semplicemente l’ennesimo capitolo delle VOSTRE lotte intestine, di una chiesa oramai profondamente lacerata fra quella “Celeste” come la definisce Vito Mancuso e quella di potere, che fa capo allo IOR e al Vaticano.

Quindi non vada a cercare chissà dove i suoi nemici… ne ha così tanti vicini!

In secondo luogo, egregio ex direttore dell’Avvenire, parliamo dei “modi” con cui è avvenuto quest’attacco, che tanto ha turbato la sua vita.

Scusi ma non è stato proprio sotto la sua direzione che l’Avvenire definiva Beppino Englaro “giudice e boia di sua figlia”?

Cos’è, ha forse perso la memoria? Si è già scordato con quale vergognosa violenza avete condotto la campagna in nome dei vostri assurdi dogmi medioevali negli ultimi giorni di Eluana Englaro?

E ora proprio lei si lamenta della violenza della carta stampata? Certo che ci vuole una bella faccia tosta.

Guardi non voglio sapere niente delle sue disavventure giudiziarie avvenute nella mia città, come si suol dire non me ne può fregare di meno, e sa perché? Perché da laico-laicista quale sono, so bene che gli uomini sono imperfetti, nella loro vita possono sbagliare e non per questo vanno dannati in eterno.

Quindi se lei ha commesso o meno quell’errore qualche anno fa, a mio modo di vedere non è un problema, visto che per di più ne ha già pagato le conseguenze. Chi l’attacca per questo motivo è un poveraccio che non ha altri argomenti e a cui non resta altro che sguazzare nel fango (per non dire altro).

Il suo problema, come le ho già detto, è che lei non ha contro dei laicisti. Altrimenti non si troverebbe come ora ricoperto da fango (per non dire altro), è un modo di fare che non ci appartiene e non ci apparterrà mai.

Come dice il proverbio, si guardi pure dai nemici (ovvero noi laicisti) ma si affidi al suo dio per quel che riguarda i suoi amici, che non ha delle belle frequentazioni.

 

Alessandro Chiometti

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