COMUNIONE E LIBERAZIONE: IL MEETING È FINITO, FATE GLI AFFARI IN PACE

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1) Con l’equivalente di tre terzine “dantesche”, il settimanale cattolico “Famiglia Cristiana” ha magistralmente collocato in un ideale “Inferno “contemporaneo la casta, non nel senso di pura, ciellina:
“Un lungo applauso del popolo dei ciellini ha accolto il premier.
Tutti gli ospiti del Meeting, ad ogni edizione, sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il Paese, intanto, si avviava sull’orlo del baratro.
Su cui ancora continuiamo a danzare.
C’è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto.
Ma solo perché chi rappresenta il potere è lì, a rendere omaggio al popolo di Comunione e Liberazione.
Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione.
Quell’omologazione da cui dovrebbe rifuggire ogni giovane.
E che rischia di trasformare il Meeting di Rimini in una vetrina: attraente, ma pur sempre autoreferenziale”[1]. Con sobria noncuranza bocconiana, CL ha risposto:
“M’arimbarza” [2].

2) Oltre che nella certezza di essere i beniamini dello Spirito e della Chiesa, la sicumera dei Ciellini affonda le sue radici in elementi molto materiali, ma decisamente rassicuranti in questo mondo in cui ciò che conta sono le ricchezze ed il Potere, che si possono ottenere anche stringendo alleanze impensabili per noi profani.
Una di queste radici-alleanze è analizzata in un illuminante articolo di Gianni Barbacetto, che scopre, è il caso di dirlo, gli altarini:
“L’alleanza tra il mondo ciellino e la sinistra italiana ha una storia ormai lunga.
È vero che Comunione e liberazione ha sempre sostenuto con determinazione il centrodestra di Silvio Berlusconi, perdonandogli tutto, dalle barzellette con bestemmia al bunga-bunga.
Ma è anche vero che si è sempre tenuta una mano libera, da allungare a sinistra.
Soprattutto quando ci sono affari da spartire insieme.
Ora, con Silvio in declino e il Pdl in crisi, quella mano diventa più forte e visibile.
La “trasversalità” (guai a chiamarla inciucio) diventa esplicito progetto politico” [3].
Questa “trasversalità” ha tra i suoi padri (ig)nobili un classico ircocervo [4], che solo sul suolo italiota poteva nascere e prosperare:
“ … nel 2003, era nato l’Intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà, che ha tra i suoi più assidui ed entusiasti frequentatori da una parte Maurizio Lupi (ciellino di Forza Italia-Pdl), dall’altra Enrico Letta (Ds, poi Pd).
L’Intergruppo si propone come “tavolo di discussione bipartisan ideato per creare un dibattito trasversale sul tema della sussidiarietà”, proclama Lupi.
“Il suo obiettivo principale è promuovere l’iniziativa privata dei cittadini in forme di autorganizzazione per sperimentare un rapporto più evoluto fra programmazione statale e soggetti privati.
Le diverse nature politiche dei promotori dell’Intergruppo ne hanno fatto un caso singolare nel panorama italiano” [5]”.
La cruda realtà costringe Barbacetto a ridimensionare la lupesca aspirazione all’unicità:
“ Non così singolare, in verità, vista la propensione italiana all’inciucio. In questo caso, più sociale che politico.
La parola d’ordine è “dal welfare state alla welfare society”, vale a dire: meno Stato sociale e meno intervento pubblico, per dare più spazio alle cooperative, sia cielline, sia rosse.
Se poi si vuol trovare l’atto fondativo di un patto tra mondo ciellino e sinistra, il primo passo di un lungo cammino insieme, si deve risalire ancora più indietro nel tempo: al luglio 1997, quando nasce Obiettivo Lavoro, agenzia per fornire lavoro temporaneo.
A fondarla sono, insieme, la Lega delle cooperative e la Compagnia delle opere, coop rosse e ciellini.
Ne diventa presidente Pino Cova, ex segretario della Cgil Lombardia e della Camera del lavoro di Milano, amministratore delegato è Marco Sogaro, della Cdo” [6].
Essendo i Ciellini fattivi ed essendo (stati) i Piddini marxisti, il passo dalla teoria alla prassi è breve:
“ Ma sono gli affari a dare sostanza concreta ai progetti “alti”.
Coop rosse e imprese della Cdo si spartiscono ormai tranquillamente molti appalti pubblici.
A Milano, il nuovo ospedale di Niguarda nascerà con le strutture realizzate dalla coop Cmb di Carpi e i servizi gestiti da aziende della Compagnia delle opere.
I motori delle due centrali, quella bianca e quella rossa, si stanno già scaldando anche per i lavori dell’Expo 2015: già pronte le coop Cmb, Unieco e Ccc.
Anche il monumento al formigonismo, il nuovo grattacielo sede della giunta lombarda, è nato dalla stessa alleanza: Infrastrutture lombarde, la potentissima stazione appaltante controllata dalla Regione di Roberto Formigoni, per Palazzo Lombardia ha assegnato appalti anche a Cmb di Carpi e a Ccc di Bologna, oltre che all’Impregilo di Massimo Ponzellini, a Pessina, a Cile e a Montagna Costruzioni, azienda socia della Cdo e presente nel suo consiglio direttivo.
Le coop sono ben piazzate anche negli appalti del nuovo polo fieristico di Rho Pero (Cmb di Carpi) e del Portello (Cmc di Ravenna).
Ma il sistema è pervasivo e nazionale, se è vero che funziona, per esempio, anche a Vicenza: il nuovo ospedale di Santorso sarà tirato su da Summano Sanità, società formata insieme da coop (anche qui Cmb) e Cdo” [7].

3) Il tutto avviene con la benedizione solenne del “ Papa Rosa”:
“Se vuole rifondarsi, la sinistra deve partire dal retroterra di Cl.
La vera sinistra non nasce dal bolscevismo, ma dalle cooperative bianche dell’800, il partito socialista arriva dopo, il partito comunista dopo ancora.
E i movimenti del Sessantotto sono tutti morti, solo l’ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo, perché è quello più vicino alla base popolare, è lo stesso ideale che è alla base delle cooperative, un dare per educare”.
A parlare così è Pierluigi Bersani.
È l’agosto del 2003, quando l’attuale segretario del Pd è responsabile economico dei Ds e viene accolto con scrosci d’applausi dal popolo di Cl al Meeting di Rimini” [8].
Evidentemente, gli applausi di CL sono talmente avvolgenti che rendono dipendenti, cosicché Bersani torna e ne prende una dose doppia, anche perché paga un prezzo ancor più alto:
“ Bersani al Meeting di Rimini del 2006 aggiunge una clamorosa rivelazione:
“Quando nel 1989 Achille Occhetto volle cambiare il nome del Partito comunista italiano, per un po’ pensò di chiamare il nuovo partito Comunità e libertà.
Perché tra noi e voi le radici sono le stesse”. Ovazione” [9].
Dulcis in fundo, Barbacetto ci ricorda che tra gli amici di CL c’è pure l’aspirante “ Papa Rosa”: Matteo Renzi.

Parafrasando e miscelado sacro e profano, si potrebbe dire:
“ La Coop sei tu e CL è il tuo profeta”.

Valerio Bruschini – la Terra di Nessuno

NOTE
[1] “Famiglia Cristiana”, “Monti, l’ottimismo e gli applausi”.
[2] Per i non Bocconiani: “ Siffatta accusa non mi tange”.
[3] Barbacetto Gianni, “ Coop rosse e Compagnia delle Opere, quanto è bello realizzare affari insieme”, Il Fatto Quotidiano, Martedì, 21 Agosto 2012.
Salvo diverso avviso, pure le note successive rimandano al suddetto articolo.
]4]“ Ircocervo deriva dal latino hircocervus, parola composta da hircus (”capro”) e cervus (”cervo”), e designa un animale mitologico per metà caprone e per metà cervo.
… Col tempo l’utilizzo letterale del termine è stato abbandonato in favore di un uso metaforico per riferirsi a cose assurde ed irreali”, Wikipedia.

28 Agosto 2012   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , ,