CARDIA: UNA GARANZIA

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1) Avendo già parlato dell’intervista concessa al “Corriere della Sera” dal Professor Cardia (d’ora in avanti: PC) [1], passiamo al di Lui intervento  a Palazzo Chigi il 26 Aprile 2010, sempre concernente la evidentemente tormentosa questione della sentenza emessa dalla Corte di Strasburgo sulla rimozione del Crocifisso dalle aule scolastiche.
In maniera senz’altro dotta, Egli ha mosso non pochi rilievi, di cui ci pregiamo di fornire una selezione, quasi un florilegio:
“Ritengo che la Corte non abbia tenuto conto di alcuni elementi (giuridici e di fatto) … e sia incorsa in qualche caso in veri e propri errori …
In primo luogo la Corte ha contraddetto la propria pluridecennale giurisprudenza da almeno due punti di vista.
… Si tratta … del principio di sussidiarietà … che soltanto nella sentenza sul crocifisso non è stato utilizzato.
… ha pretermesso (omesso, tralasciato; NdA) di valutare quanto previsto dallo Statuto del Consiglio d’Europa del 1949, e quanto scritto nell’introduzione alla Convenzione europea sulla salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo (CEDU 1950)
… Si tratta di un errore storico e giuridico …
Altro errore si evidenzia quando la Corte afferma che il crocifisso è ragionevolmente simbolo del cattolicesimo …” [2].

2) Naturalmente, non avendo alcuna cognizione giuridica, non siamo neppure tentati dal demone di obiettare alcunché al PC ed, in ogni caso, la questione verrà definita, sempre a Strasburgo, il 30 di Giugno del 2010 dalla Grande Chambre.
Nel frattempo, non possiamo non farci latori/messaggeri del grido di dolore, emesso da un nostro amico, dopo aver letto i molto circostanziati rilievi del PC; infatti, questo nostro amico, molto attento a tutto ciò che concerne il pubblico denaro, ha urlato:
“Ma, allora, noi perché paghiamo questi incompetenti Giudici di Strasburgo?”
Noi, essendo indubbiamente molto più prosaici, confessiamo che la lettura del testo del PC ci ha fatto tornare in mente un film di Sergio Leone e, più precisamente, la scena in cui viene letta la sentenza nei confronti di Tuco Benedicto Pacifico Juan Maria Ramirez:
“Già ricercato in 14 contee di questo Stato, è riconosciuto colpevole dei reati di omicidio, rapina a mano armata contro privati, banche e servizi postali di Stato, furto di oggetti sacri, incendio doloso di una prigione di Stato, falsa testimonianza, bigamia, abbandono del tetto coniugale e incitamento alla prostituzione, rapimento a scopo di estorsione, ricettazione, spaccio di monete false, uso di carte da gioco e dadi truccati, aggressione e lesioni a danno di privati…” [3].

3) Tornando dal selvaggio Far West alla civile Italia, non possiamo privare la/il lettrice/lettore delle altre pillole di saggezza dispensate dal PC:
“Infine, l’errore di prospettiva più grave, nel merito della sentenza, è quando la Corte non esamina la condizione reale della scuola italiana, del suo assetto (giuridico e di fatto) pluralista, del suo aprirsi alla multiculturalità. …” [4].
In questo caso, non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere che siamo d’accordo con il PC, ma non per i motivi da Lui addotti, bensì per i seguenti:
 la Corte non ha preso in esame i seguenti fatti:
– nella Scuola italiana, sono presenti, naturalmente nel pieno rispetto della Legge, solo le/gli insegnanti della Religione cattolica;
– Loro sono nominate/i dal Vescovo, ma vengono pagate/i dallo Stato italiano;
– da qualche anno, sempre in base alla Legge, sono le/i sole/i Docenti ad essere ILLICENZIABILI, in barba ad ogni principio di uguaglianza.
Noi abbiamo pure la presunzione di sapere perché la Corte non ha esaminato: “… la condizione reale della scuola italiana”: per carità di Patria, sia pure europea. 

4) Infine, è molto interessante leggere le motivazioni che il PC adduce riguardo al fatto che la Scuola italiana è aperta alla multiculturalità:
“… ammette simboli e pratiche di altre religioni [A questo punto, un ipotetico Marziano penserebbe che, nella Scuola della Repubblica, siano esposti pure i simboli di altre Religioni; errore! (NdA)].
…Leggi, decreti, circolari e giurisprudenza prevedono la legittimità del velo islamico, di altri simboli e vestimenti di derivazione religiosa [Traduciamo: si parla di “cose” che portano addosso gli individui, non di “cose fissate sul muro” per decisione dello Stato; (NdA)]
… verrebbe ad essere sacrificata e discriminata proprio la religione della stragrande maggioranza degli italiani …” [5].
Quest’ultima affermazione merita un commento a parte, breve, ma deciso e, soprattutto, incontestabile:
in base ad una ricerca, commissionata dalla Conferenza Episcopale Italiana, della cui esistenza il PC avrà sicuramente contezza/cognizione, i Cattolici, in Italia, sono il 33% della popolazione; tradotto: sono la minoranza più numerosa, ma pur sempre una minoranza, altro che la : “… stragrande maggioranza …”.
A noi, comunque, non dispiace che si giunga a spacciare una visione artificiale, invece di prendere atto della realtà, poiché, storicamente, questo gesto disperato ha sempre caratterizzato le Istituzioni in decadenza.
Tra i molti esempi, casualmente, ci viene in mente quello dell’Imperatore degli Aztechi, Montezuma, che scambiò gli Spagnoli, peraltro campioni della Cristianità, che stavano per sterminare il Suo popolo, per degli Dei.

NOTE
[1] Si veda: Strasburgo: la lingua batte….
[2] Cardia Carlo, Intervento a Palazzo Chigi, 26 Aprile 2010.
Consigliamo vivamente di leggere per intero il suddetto testo, anche perché è una delle migliori dimostrazioni di come il Sapere non solo non è sempre contro il Potere, ma, anzi, può essere al servizio, peraltro legittimo, del Principe, in questo caso del Principe della Chiesa.
[3] Leone Sergio, Il buono, il brutto, il cattivo, prodotto da Alberto Grimaldi, 1966; indimenticabili sono: Clint Eastwood, Eli Wallach, Lee Van Cleef.
[4] Cardia, cit.
[5] Ibidem.
 

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