L’abuso dell’obiezione di coscienza

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Premetto che sono stato un obiettore di coscienza al servizio militare, quindi non solo sono convinto della totale legittimità dell’obiezione di coscienza ma sono anche fortemente convinto del suo importantissimo valore civile e morale. Detto questo occorre intendersi su cosa significa essere obiettori di coscienza.

È un obiettore di coscienza chi rifiutando di ottemperare a degli obblighi di legge ritenuti ingiusti si assume tutta la responsabilità civile e penale delle sue azioni. Ultimamente l’uso comune del termine ha invece fatto rietrare in questa categoria persone che non rischiano nulla di per se ma con il loro rifiuto a compiere determinati atti proibiscono ad altri cittadini di compiere qualcosa che LORO STESSI ritengono immorale.

Rientrano in questa categoria i medici ginecologi che sono contrari all’aborto e i farmacisti che rifiutano la vendita di anticoncezionali. Ragioniamo un attimo su questi comportamenti. Se è giusto e comprensibile che la legge 194 prevedesse l’obiezione di coscienza per i medici che erano attualmente in servizio al momento dell’entrata in vigore della legge, è meno comprensibile sul perché la possibilità di avvalersene debba valere anche per chi è diventato medico ginecologo DOPO che la legge era già in vigore.

Del resto nessuno ti obbliga a diventare medico e soprattutto a specializzarti in ginecologia, se la tua coscienza ti impedisce di praticare aborti c’è un ampissima gamma di lavori che puoi intraprendere senza mai entrare a contatto con questa realtà.

D’altra parte la legge 194 riconosce un diritto alle donne che è quello di abortire, l’obiezione di coscienza nega invece questo diritto in molti casi visto che la maggioranza dei medici (anche, e soprattutto, dei consultori) esercitano il loro diritto all’obiezione. Questo causa non pochi problemi alle donne che devono avvalersi del consultorio, come riporta un inchiesta dell’Espresso di questa settimana.

Lo stesso dubbio di legittimità ha ancor più valore per i farmacisti che esercitano il loro diritto all’obiettore di coscienza nei confronti della vendita di anticoncezionali… ma chi glie l’ha fatto fare di diventare farmacisti? Non mi risulta che ci sia una chiamata di leva per arruolare medici ginecologi e farmacisti nel nostro paese, quindi la scelta è totalmente libera… In tal senso dico che l’uso del termine obiettore di coscienza è abusato e fuori luogo.

Il farmacista e il medico ginecologo “obiettori” non stanno svolgendo alcun servizio obbligatorio, se il lavoro che fanno non è compatibile con la loro morale che scelgano pure tranquillamente un’altra professione.

Proviamo ad immaginare cosa succederebbe se tutte le farmacie del nostro paese fossero gestite dai fondamentalisti che non somministrano antidolorifici (come ad esempio le seguaci di Madre Teresa di Calcutta che in ottemperanza a quanto disposto dalla loro figura guida non li hanno mai somministrati nei loro ospedali dicendo che il dolore avvicina a dio), per avere un Aulin o un Aspirina si dovrebbe andare all’estero!!!

Insomma, chi glie lo fa fare ad un vegetariano di fare il macellaio e poi rifiutare di vendere la carne?

Oppure sarebbe forse legittimo che un ateo militante diventasse dipendente di una biblioteca pubblica e poi rifiutasse il prestito dei libri sacri o di autori cattolici? Eppure sarebbe un obiettore di coscienza anche lui secondo l’accezione comunemente usata.

Ad ogni modo l’uso comune (ed improprio) del termine è quello che consente al Pastore Tedesco di fare appelli assurdi come quello odierno, rivolgendosi ai farmacisti perché non vendano la pillola del giorno dopo.

Come sempre, quando si ha a che fare con il fanatismo e l’integralismo religioso, i diritti devono valere solo per chi si trova dalla parte divinamente esatta, gli altri che si arrangino, del resto l’Italia è provincia del Vaticano quindi chi non è cattolico è un cittadino di serie B.

Alessandro Chiometti

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