Il meglio deve ancora venire?

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pdDal Devoto-Oli, strategia: Il ricorso motivato e ragionato a mezzi idonei al raggiungimento di uno scopo.

Premettendo che: siamo abituati alle più masochistiche scelte politiche del Pd e della sinistra in generale, abbiamo visto la bicamerale, l’appoggio al governo Monti, Violante che sputtanava se stesso e i suoi compagni in parlamento raccontando l’accordo sulle Tv di Berlusconi, Veltroni che voleva tenere insieme tutti “ma anche” il contrario di tutti, Bertinotti che rifinanziava le missioni militari all’estero ed espelleva i contrari nel partito; insomma premettendo che non siamo certo di primo pelo e che il nostro fegato ormai ha dato le dimissioni da un bel pezzo, gradiremmo davvero che qualcuno ci spiegasse se Bersani le cazzate le fa da solo o ha dei fini strateghi che glie le suggeriscono.

Azzerando e non tornando sopra a quanto successo dal novembre 2011 alle elezioni del 2013, qualcuno per favore ci vuole spiegare come si fa ad accettare il “consiglio” di Berlusconi e candidare Franco Marini quando ben oltre la metà del paese chiede una svolta radicale alle forze politiche?

Cosa si voleva dimostrare? Di non essere succubi di Beppe Grilllo? E per far questo si dimostra di essere succubi di Berlusconi? Ma possibile che non ci sia stato nessuno dei collaboratori di Bersani che gli abbia detto “ma sei impazzito?”.

Rodotà, Zagrebelski, Bonino c’è una decina di nomi di candidati che rappresenterebbero una svolta, una rottura con la vecchia politica. Perché cercare l’inciucio sul nome per il colle?

A questo punto dovremmo alzare le mani e abbandonare per sempre l’idea di vivere in un paese normale, tuttavia ci piace giocare d’azzardo e fare qualche ipotesi sul futuro prossimo.

Partiamo da un dato di fatto, molti parlamentari del Pd hanno molto più buon senso di Pierluigi Bersani, evidentemente sanno che se fosse passato Franco Marini non avrebbero più potuto fare un comizio in piazza senza rischiare i pomodori e hanno deciso di affondare il loro capo lasciandolo da solo ad abbracciarsi con Alfano davanti ai fotografi (con Berlinguer che si rivolta nella tomba).

Ma sarà davvero così o c’è qualcos’altro sotto? Cosa succederà adesso che Marini è stato bruciato? È possibile che il Bersani abbassi le orecchie e dica “Uè ragassi abbiam fatto una boiata” e torni sui suoi passi appoggiando Rodotà? Ci appare improbabile, come è improbabile che il Pd si presti all’umiliazione di far passare Marini con la maggioranza semplice. Che conigli può avere nel cappello il Pd a questo punto? L’impressione è che si voglia fare una forzatura su un nome della nomenclatura interna da far passare a maggioranza semplice e questo non può non far venir in mente D’Alema.

Quel che è certo è che il Pd sta sperperando quel poco di consenso elettorale che gli è rimasto (ricordiamo infatti che ha perso quasi un terzo dei voti rispetto al 2008) per imporre un nome che garantisca un governo con il Pd appoggiato dalle larghe intese. Insomma la prosecuzione del governo Monti per essere chiari.

Un gioco sporco per garantirsi cinque anni di governo, ma quale sarà il prezzo da pagare? Se lo sono chiesti i fini strateghi del Pd? Non ci sembra, l’impressione che abbiamo invece è quella di una classe dirigente allo sbando sempre più attaccata alla poltrona, incurante di un malcontento sempre più crescente e che vuol essere l’ultimo baluardo di un rigore economico che tutti sanno che ha le ore contate (Keynes fuori legge non ci può proprio stare). Una classe dirigente che non avrebbe timore di ripetere il “mangiate brioche” a chi non ha più il pane.

 

 

Alessandro Chiometti

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