Gianfranco Fini ci ripensa

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In quest’ultimo anno abbiamo assistito a un crescendo di dichiarazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini in tema di laicità e diritti. Contro le linee portanti del suo stesso schieramento politico, Fini si è espresso molto chiaramente sulla laicità delle istituzioni, sul testamento biologico, sulla procreazione assistita causando l’ostracismo dei suoi stessi alleati che lo hanno pubblicamente e ripetutamente tacciato di ‘laicismo’:

”Le leggi si devono fare senza il condizionamento dei precetti di tipo religioso“.

“Laicità delle istituzioni significa […]affermazione chiara del confine che deve separare la sfera privata rispetto a quella religiosa”.

“Lo stato laico riconosce il valore della religione, ma lo colloca all’interno di scelte che sono di tipo individuale: non possono essere scelte di tipo collettivo”.

«La differenza non è tra laici e cattolici, ma tra laici e clericali»

Ma, come si dice, una persona si misura sotto stress, è lì che emerge la sua vera natura. Lo stress di Gianfranco Fini è la prossima tornata elettorale.

E infatti, le sue dichiarazioni sconcertanti sulla scuola ci fanno chiedere se a formularle è la stessa persona che parlava di diritti, autodeterminazione della persona e laicità dello Stato solo qualche mese fa.

”Le istituzioni devono sostenere l’azione educativa delle famiglie fornendo ad esse il maggior numero di opportunità possibili. Tra queste opportunita’, quella che acquista un sempre maggior rilievo nell’odierna società aperta e pluralista, è la ‘libertà educativa’, che consiste nel favorire la possibilità dei genitori di scegliere, tra scuola pubblica e scuola cosiddetta privata, quella meglio rispondente alle esigenze, ai valori e alle aspettative della famiglia“. Questo ha detto il presidente della Camera in occasione della presentazione del Rapporto su ‘La sfida educativa’ a cura della Cei.

Di primo acchito questo discorso potrebbe solamente sembrare pleonastico. Non c’è bisogno, in uno Stato democratico, di rimarcare che ognuno è libero di mandare i propri figli nella scuola che reputa più idonea. E’ come dire che ognuno può fare la spesa nel supermercato che preferisce.

Ma, a leggere bene, Fini usa due verbi esplicativi: sostenere (l’azione educativa delle famiglie) e favorire (la possibilità dei genitori di scegliere).

Tradotto, il presidente delle Camera, figura rappresentativa e al tempo stesso garante dello Stato italiano, della res publica, della laicità, chiede maggiori finanziamenti per le scuole private (in Italia per la maggior parte cattoliche).

E’  partita la campagna elettorale, l’appoggio del Vaticano pare determinante e Fini lo sa bene.

D’altronde Renata Polverini (Pdl), la cui candidatura a governatore della Regione Lazio è stata benedetta dal vescovo di Rieti, si è affrettata a dichiarare che l’unica famiglia che conosce è “quella tra un uomo e una donna” e che “vita, famiglia, questioni etiche sono per noi idee, valori importanti e fondanti”. Intanto dalle pagine del Giornale, organo della famiglia Berlusconi, è partita la riabilitazione di Pio XII che la Chiesa, tra mille polemiche, vorrebbe santo. Il quotidiano ha tirato fuori un’inedita testimonianza che proverebbe l’esistenza di una rete clandestina di aiuti agli ebrei legata proprio a Eugenio Pacelli. Un bel favore alla Chiesa, attaccata da più fronti sul silenzio di Pio XII sulle deportazioni degli ebrei di cui è indubbio fosse a conoscenza. 

E Fini, che ci ha illuso di portare nel Pdl uno spiraglio laico, si adegua al clima di genuflessione al Vaticano che dilaga nel suo partito promettendo aiuti alle scuole paritarie – alias cattoliche. E pazienza che queste siano già state agevolate in Finanziaria e che gli istituti di istruzione religiosi già godano di vari privilegi contributivi (per esempio l’esenzione dell’ICI).

Il voto cattolico vale di più. E Fini non può (più) permettersi distrazioni ‘laiciste’.

Cecilia M. Calamani – Cronache laiche

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