Gli allarmi, quelli che servono!

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“Anche in Umbria un adulto su dieci fa uso di droghe”.
Ampio spazio nella cronaca locale umbra è stato dato a queste affermazioni del segretario nazionale del sindacato di Polizia Mosap.

Ci verrebbe da ridere se la situazione del paese non fosse già quella di un’ignoranza quasi totale sui temi “droga” e “lotta alla droga”. Su questa lotta ogni anno spendiamo milioni e milioni di euro senza portare in porto il minimo risultato apprezzabile al di là dei trionfalistici resoconti giornalistici di sequestri più o meno importanti di “sostanze proibite”.

Dovremmo per lo meno cominciare a usare i termini giusti, non fosse altro perché “le parole sono importanti” come diceva il caro Nanni Moretti nei suoi tempi migliori.

Allora ci sentiamo in dovere di condividere un dato di fatto importante con il segretario del sindacato di Polizia, con le attente forze dell’ordine e con quella parte di opinione pubblica che si ostina a leggere e informarsi, nonostante tutta la disincentivazione messa in campo dallo Stato italiano verso questa abitudine; gli adulti che fanno uso di “droghe” sono molti, ma molti di più.

Ci azzardiamo a dire che potrebbe essere una stima ragionevole dire che dieci adulti su dieci in prima approssimazione fanno uso di droghe.

Questo ovviamente se includiamo (correttamente parlando sotto ogni punto di vista lessicale e scientifico) nel termine “droga” tè, caffè e teobromina (la droga psicoattiva del cioccolato).

Ma volendo dire, usando una pessima consuetudine piuttosto diffusa, che dobbiamo considerare solo le droghe “da combattere” ovvero quelle che “fanno male” allora possiamo abbassare la stima a nove adulti su dieci.

Infatti, se vogliamo che il discorso abbia un minimo senso, dobbiamo usare come pericolosità delle droghe la fonte più attendibile, e chi meglio del Lancet che ha reso noto dal 2010 quali sono le droghe più pericolose al mondo?

Nell’ormai celebre tabella che somma i due tipi di danni, quelli fisici per chi li usa e quelli dell’impatto sulla società, si scopre che la droga più pericolosa del mondo è l’alcool etilico. Assolutamente legale, pubblicizzato e incentivato in vari modi a consumarlo, e assolutamente cancerogeno per l’uomo come da tempo ha riportato del resto la Iarc (International Agency for Reaserach on Cancer).

L’alcool etilico nelle sue varie forme, birra, vino, whisky etc. vince per distacco sulla seconda in classifica, l’eroina e la terza, la cocaina/crack.

In buona posizione (sesto posto) anche il caro vecchio tabacco, anch’esso legale e anch’esso notoriamente cancerogeno, una di quelle droghe che da tempo fa   aumentare tantissimo le spese sanitarie degli stati.

Meno pericolosa la cannabis, che si piazza all’ottavo posto solo grazie al “contributo” ai fini della classifica del suo danno sociale che è dovuto principalmente al suo essere illegale, altrimenti se ci limitassimo a stimare i danni fisici per i consumatori si attesterebbe agli ultimi posti di pericolosità delle varie droghe insieme al Lsd e ai funghi allucinogeni. Tutte droghe meno pericolose delle anfetamine (quasi tutte legali) e delle benzodiazepine (tutte legali in varie forme commerciali come il Valium).

Certo, a questo punto una persona razionale dovrebbe chiedersi perché alcune droghe sono illegali anche se praticamente innocue e altre sono legali anche se personalmente e socialmente devastanti.

Ma prima ancora di questo bisognerebbe chiedersi se questa “guerra alla droga” che costa milioni di euro ogni anno ha ancora un senso.

Tanto per parlare di dati reali, i morti per “overdose” in Italia nel 2017 sono stati circa 300, lo stesso numero dei ciclisti investiti per strada; mentre i morti dovuti alle gite in montagna e all’alpinismo nello stesso anno sono stati quasi 500.

A questo punto perché non facciamo la guerra alle gite in montagna e al ciclismo dilettante allora?

E se proprio vogliamo dirla tutta le cifre reali dell’uso di droghe (proibite, ricordiamo qual è il punto della discussione) mostrano un numero di utenti molto maggiore di quel dieci percento riportato dal segretario del Mosap. Ad esempio Roberto Saviano stima quasi il 50% della popolazione come consumatore più o meno occasionale di cocaina nel suo “Zero zero zero”, e se non fosse così i numeri del narcotraffico non tornerebbero.

A questo punto, quindi, una persona razionale dovrebbe cominciare a chiedersi a che punto sono gli Stati che hanno usato politiche meno ottuse. Ed esempi ne abbiamo in abbondanza.

Rimanendo in Europa, il Portogallo ha depenalizzato l’uso di ogni droga proibita fin dal 2001. Cos’è successo? Non solo ha ridotto i crimini e svuotato le carceri, ma ha anche dimezzato l’uso delle varie droghe. Com’è possibile? Beh, non ci vuole un genio della sociologia a capirlo.

Non essendo più reietti della società ma “gente che ha un problema” esattamente come un alcolista e non rischiando più il carcere e la gogna pubblica nel fare coming out, i tossicodipendenti si sono curati e molti di loro ne sono usciti. Con sommo dispiacere per le mafie d’Europa che hanno perso una piazza di spaccio. Semplice no?

Però queste “mafie” possono dormire sogni tranquilli; di politici inetti e ottusi ce ne sono ancora in abbondanza nel resto del continente.

Alessandro Chiometti per Italialaica.it

6 Luglio 2018   |   articoli, attualità   |   Tags: , , , , ,