Una polemica al giorno toglie il buon senso di torno

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Lo confessiamo. Presi com’eravamo dalle mille attività dell’associazione di questo novembre 2015 (nuovo numero della rivista appena stampato, corso di fotografia, convegno sul testamento biologico) ci eravamo persi una polemica scoppiata nella nostra città.

L’Istess che organizza il festival cinematografico Popoli e Religioni decide di installare al cenacolo di San Marco (chiesa sconsacrata) una “discoteca araba separata” (ovvero con gli uomini separati dalle donne).

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Ovviamente possiamo immaginare il motivo di questa scelta, semplicemente far conoscere alla città una cultura diversa dalla nostra, in nome di quel dialogo inter-religioso che da sempre il festival si prospetta di portare avanti.

Bene. Interessante. Ragioniamoci su.

Ci piacerebbe parlare con gli amici dell’Istess di queste cose ogni tanto, del resto noi l’abbiamo invitati a dibattere dei temi etici che ci dividono ma la cosa non è evidentemente di loro interesse visto che non c’è stata reciprocità. È più che evidente che a loro interessa il dialogo inter-religioso e non quello con gli a-religiosi.

Ci siamo abituati, quindi non se ne avranno a male se queste cose glie le scriviamo qui.

Prima obiezione: far conoscere come funziona una discoteca araba separata, sotto alcuni punti di vista è sicuramente interessante. Far capire che i ragazzi si divertono anche a Marrakech o a Riad è un’iniziativa lodevole ma, cari miei, questo si chiama fare del “relativismo culturale”, ovvero tutto ciò che i tre ultimi papi hanno disprezzato, infangato e pretendono di bandire dalla vita pubblica. Credo occorra sempre più urgentemente un chiarimento fra voi cattolici, perché fra poco i vostri politici di riferimento non sapranno più se dar retta a voi o al sedicente Movimento per la Vita o alla neonata associazione omofoba Manif pour tous.

Seconda obiezione: il relativismo (a prescindere da come voi la pensiate) ha sicuramente molti meriti ma anche delle pesanti conseguenze che sarebbe il caso evitare. Un conto è dire che le cose vanno contestualizzate a seconda della società in cui ci troviamo e che non esiste una morale unica assoluta e valida per tutti, cosa che a voi probabilmente non piace ma che è ragionevolissima; un conto è dire che la comunità islamica immigrata a Londra (esempio non casuale) ha il diritto di governare alcuni quartieri della città a maggioranza islamica secondo le regole della Sharja.

Questo per dire, facendola breve e rimandando gli approfondimenti ad eventuali tavole rotonde da fare insieme che probabilmente non ci saranno mai, che si: facciamo pure conoscere la cultura islamica e le sue ragioni ma teniamo a mente che la libertà individuale acquisita nella nostra civiltà non è in discussione. E questo non solo per noi, ma anche per i ragazzi che fuggono dai loro paesi non potendone più delle restrizioni religiose e che invece si ritrovano magari ghettizzati qui da noi in comunità dove ci sono gli stessi divieti.

Detto questo due inevitabili parole sulle polemiche di stampo razzista che invece ci sono state anche a livello nazionale. In una parola: inqualificabili.

Al di là delle nostre obiezione laiche appena poste, dire che la religione islamica non deve avere spazio perché fomenta il terrorismo significa farci del male da soli. Come abbiamo sempre detto e sostenuto, dichiarare guerra a un miliardo e mezzo di persone è la cosa più idiota che la c.d. “Civiltà Occidentale” può fare.

Altrettanto fuori luogo è associare questa cosa al fatto che il cenacolo S. Marco sia una chiesa sconsacrata ma comunque un luogo di culto cristiano (al ridicolo non c’è mai fine) o che in quella piazza è stato ucciso David Raggi. Questa gente che si arroga il diritto di parlare in nome dei morti quando la famiglia del ragazzo ha già invitato a smetterla di fomentare odio verso il diverso e l’immigrato e rispettare la loro fede religiosa è semplicemente incommentabile.

Alessandro Chiometti

22 Novembre 2015   |   articoli, riflessioni   |   Tags: , , ,