Canada: vittime di abusi risarcite?

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Ancora notizie di pedofilia clericale. Il rischio è che si sviluppi una sorta di assuefazione al fenomeno, che esso venga rubricato dall’opinione pubblica fra gli “inevitabili” fatti di cronaca da scorrere distrattamente, proprio alla stregua di quanto – a nostro avviso – è già accaduto per i cosiddetti femminicidi: marito/amante/compagno uccide una donna. Tragiche, inevitabili fatalità, cui subito si aggiunge il consolatorio pensiero che si tratta in ogni caso di eccezioni, delle solite mele marce, e che la norma, per fortuna, sia un’altra.
 
Per quanto riguarda la pedofilia tale rischio è paradossalmente reso più concreto dalle recenti e, lo riconosciamo, inedite parole pronunciate da Benedetto XVI durante il suo viaggio in Germania, quando il pontefice affermò, tra gli osanna di molta stampa, di comprendere chi, disgustato da questi episodi, si allontana dalla chiesa cattolica.
 
Ma non possiamo permettere che l’assuefazione prenda il sopravvento. Per questo è necessario una rilettura di quanto in questi giorni sta accadendo, per esempio, in Canada, nella provincia del laicissimo Quebec, dove un ordine di religiosi che gestisce diversi istituti scolastici, ha preso la decisione di “indennizzare” le vittime degli abusi – protrattisi dal 1950 al 2001 – stanziando la somma di 18 milioni di dollari canadesi (corrispondenti a circa 13 milioni di euro).
 
La congregazione della Santa Croce, nella persona del dirigente provinciale, padre Jean-Pierre Aumont, ha ammesso di essere a conoscenza di 85 casi (ossia persone abusate nel corso della loro infanzia) e ha chiesto ufficialmente scusa: «Deploro sinceramente questi errori e, a nome della congragazione della Santa Croce, offro le mie scuse per le sofferenze e le umiliazioni inflitte alle vittime di questi abusi». La stampa canadese che ha coperto la notizia ha generalmente dato molta rilevanza all’entità del risarcimento – ritenuto il più elevato mai pagato nel paese –, meno alla vicenda che ha portato ad esso, ancor meno al contenuto dell’accordo privato che le vittime che vi acconsentiranno dovranno sottoscrivere.
 
La vicenda ha origine antiche, già nel 2004 il superiore generale a Roma, Hugh Cleary, inviava una missiva in cui, con riferimento al comportamento di un confratello in particolare, esortava i religiosi a fare attenzione «allo scandalo mediatico e alle possibili accuse che potrebbero avere effetti devastanti sulle risorse economiche dell’ordine, necessarie per compiere la sua missione». Stando a quanto riportato dalla Montreal Gazzette, altri documenti proverebbero inoltre che la vicenda fosse nota ai vertici vaticani e che il legale dell’ordine, Émile Perrin, aveva più volte allertato i religiosi circa il pericolo di bancarotta, conseguente all’emersione dello scandalo, definito una «bomba a orologeria».
 
Quel che a nostro avviso rimane più scioccante è, tuttavia, la natura dell’accordo stilato dalla congregazione per l’attribuzione del risarcimento: le vittime dovranno riempire un questionario di 30 pagine in cui dovranno fornire dettagli sulla natura e la frequenza dell’abuso o degli abusi subiti. Le indicazioni così fornite andranno al vaglio di esperti legali di ambo le parti e, a seconda della ritenuta gravità di quanto subito, la vittima potrà ricevere fino a un massimo di 250 mila dollari. Questo doloroso percorso a ritroso dovrà essere compiuto sotto la promessa di non rivelare l’identità del’aguzzino – o degli aguzzini. Che rimarranno così ignoti e sicuri, mentre le vittime saranno note, ma risarcite un tot ad abuso.
 
Ecco perché sempre di più le associazioni delle vittime della pedofilia esortano e incoraggiano quanti hanno vissuto questo incubo a non cedere, e a non scendere a patti con le organizzazioni religiose, a non rivolgersi al vescovo, ma piuttosto alle autorità civili.
 
Ecco perché le associazioni delle vittime della pedofilia clericale insistono nel richiedere la costituzione di una commissione indipendente composta da esperti, l’obbligo di denuncia della notizia di reato, la rimozione dallo stato clericale dei colpevoli e l’apertura degli archivi della Congregazione della dottrina della fede. Ricordiamo quindi che fino a quando nemmeno una di queste richieste verrà soddisfatta i risarcimenti alle vittime avranno l’amaro sapore del denaro offerto in cambio del loro silenzio. Le parole del papa potranno essere infatti storiche e inedite quanto si vuole, ma le linee guida in materia di pedofilia clericale sono e restano ancora quelle contenute nel Crimen Sollicitationis: la consegna del silenzio e lo spostamento del “fratello che sbaglia” di diocesi in diocesi, finché morte non ce ne liberi.
 

Alessandra Maiorino

14 Ottobre 2011   |   storia   |   Tags: , , ,